Fantasy, Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

AZOTH EXPRESS, Elia Ansaloni

Recensione di “Azoth Express”


Autore: Elia P. Ansaloni

Casa editrice: Delrai Edizioni

Genere: fantasy, mistero, giallo weird

Pagine: 198

Prima pubblicazione: 2021

Titolo originale: Azoth Express

Gradimento personale: 4/5 ⭐

Quando Volkov aveva letto per la prima volta quell’invito, le indicazioni gli erano parse così confuse da fargli pensare a uno scherzo. Quando però aveva esaminato con maggior cura la lettera, aveva notato che era stata dattilografata su carta particolarmente pregiata e, grazie a una ricerca, aveva appurato che il bizzarro simbolo presente nell’intestazione apparteneva davvero alla compagnia Azoth.

Azoth Express, pag. 14

Azoth Express” è un libro estremamente particolare e che spicca certamente per la sua originalità. Più che la trama in sè, ciò che colpisce di questo romanzo sono i suoi variegati personaggi.

La figura che spicca come protagonista è quella del professor Volfram Volkov, un licantropo “improprio” (come ama definirsi), al suo fianco troviamo una famosa attrice messicana, una famiglia di tetri aristocratici in lutto (con tanto di bara), una giovane esploratrice degli abissi, uno scrittore fin troppo dedito al proprio mestiere, un pittoresto giocatore d’azzardo e una misteriosa coppia incaricata di trasportare un altrettanto misterioso oggetto.

Tutti questi bizzarri individui si ritroveranno sul medesimo treno con un compito: scoprire dove sono diretti. Se riusciranno a indovinare ognuno di loro riceverà un premio che, a detta dell’organizzatore, rivoluzionerà completamente le loro vite.

“Azoth Express” è un giallo weird stracarico di elementi completamente in contrasto tra di loro, ma gestiti in maniera eccezionale. La trama è tanto ricca di elementi fantastici ed eterogenei che potevano venire fuori solo due risultati diametralmente opposti: una schifezza assoluta oppure un piccolo colpo di genio. E Ansaloni è riuscito egregiamente a spingere il proprio testo verso il secondo risultato: “Azoth Express” ha indubbiamente un qualcosa di geniale.

Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

PISTA NERA, Antonio Manzini

Recensione di “Pista nera”


Autore: Antonio Manzini

Casa editrice: Sellerio editore Palermo

Genere: giallo

Pagine: 273

Prima pubblicazione: 2013

Titolo originale: Pista nera

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐

Stava quasi per metterci gli scarponi sopra, quando finalmente la vide per quello che era: una chiazza di sangue rosso, amalgamato al manto candido della neve. Era enorme e a meno che non avesse investito un pollaio intero, per una sola bestia quel sangue era esagerato. Aggirò la macchina fino ad arrivare al punto dove il rosso era più intenso, quasi lucido. Si abbassò, guardò meglio.

E vide.

Scappò di corsa, ma non riuscì a raggiungere il bosco. Vomitò direttamente sulla scorciatoia del Crest.

Pista nera, pag. 17

Amadeo Gunelli è un gattista: il suo lavoro è manovrare un macchinario pesante, una sorta di carrarmato su neve, su e giù per le piste da sci per livellarle. Tutto precede come al solito, fino a quando Amadeo non passa distrattamente sopra a un insolito ammasso di neve. Peccato che, proprio sotto quello strato di neve, ci fosse il corpo di Leone Miccichè che verrà completamente sventrato dal mezzo.

Cosa ci faceva Leone semi-sepolto dalla neve, la sera tardi, in una scorciatoia utilizzata solo dai gattisti? Omicidio o sfortunato incidente? E se è omicidio, chi è il colpevole? Sono queste le domande a cui dovrà rispondere il protagonista di “Pista nera”, il vicequestore Rocco Schiavone.

La prima metà del romanzo risulta abbastanza lenta, vengono introdotte le misteriose dinamiche della morte di Leone e, soprattutto, ci vengono presentati diversi personaggi. In particolar modo, viene dedicato largo spazio alla figura di Rocco schiavone, una figura estremamente controversa: essendo l’ingranaggio centrale della narrazione, il tutto girava attorno a lui e al suo caratterraccio.

Il rapporto che ho sviluppato col personaggio di Rocco è stato di odio-amore. Per tutta la prima metà del romanzo non l’ho gradito eccessivamente poi, quando il focus si è spostato definitivamente dal vicequestore all’investigazione, lì ho iniziato ad apprezzarne di più certi aspetti e certe sfumature che prima erano rimaste nascoste. In sintesi mi sento di dire che Rocco Schiavone è uno di quei personaggi che piacciono solo se presi a piccole dosi.

La narrazione procede in maniera abbastanza lineare per quasi tutta la vicenda, gli ultimi capitoli risultano essere quelli più adrenalinici, ricchi di azione e mistero: decisamente quelli che ho apprezzato maggiormente. Altro aspetto che ho apprezzato moltissimo sono state le varie descrizioni ambientali che emergono qua e là.

Gli sciatori se n’erano andati e il sole, appena sparito dietro le cime rocciose grigio azzurre dove s’era impigliata qualche nuvola, colorava la neve rosa. La luna aspettava il buio per poter illuminare tutta la valle fino al mattino successivo. Gli sciatori se n’erano andati e il sole, appena sparito dietro le cime rocciose grigio azzurre dove s’era impigliata qualche nuvola, colorava la neve rosa. La luna aspettava il buio per poter illuminare tutta la valle fino al mattino successivo. Gli impianti di risalita erano fermi e gli chalet in quota avevano spento le luci. Si sentiva solo il brontolio dei motori dei gatti che andavano su e giù per risistemare il fondo delle piste da sci scavate tra boschi e rocce sulle costole delle montagne.

Pista nera, pag. 11

In generale come romanzo mi è piaciuto e l’ho trovata una lettura interessante, ma non abbastanza da spingermi a continuare la serie di Rocco Schiavone.

Narrativa, Narrativa biografica, Recensioni del Gatto in Libreria

MIO FRATELLO, Daniel Pennac

Recensione di “Mio fratello”


Autore: Daniel Pennac

Casa editrice: Feltrinelli

Genere: biografia

Pagine: 119

Prima pubblicazione: 2018

Titolo originale: Mon frère

Gradimento personale: 5/5 ⭐

Proprio verso la fine, sognava di fare una vacanza su una chiatta. Noi due, una scacchiera, lungo i canali, da una chiusa all’altra, a due chilometri all’ora ma il più lontano possibile. Aveva studiato ipotetici itinerari. Ero d’accordo, persino entusiasta, ma ho tirato per le lunghe. Ho tirato per le lunghe… come se avessi tutta la vita davanti.

Mio fratello, pag. 98

Leggere “Mio fratello” è come entrare in un negozio di cristalli: bisogna farlo in punta di piedi, con delicatezza, perché tutto ciò che ti circonda è bellissimo e prezioso quanto fragile e intimo.

In seguito all’improvvisa morte del fratello, Pennac decide di scrivere questo breve testo per affrontare il lutto. “Mio fratello” è uno scrigno che costudisce i loro ricordi, è un campo dove sono stati coltivati pensieri ed è, soprattutto, uno specchio dove la figura del fratello deceduto viene paragonata a quella di Bartleby, il bizzarro scrivano del racconto di Melville.

“Mio fratello” è un testo che trasuda affetto e sofferenza, gioia e dolore, felicità e rimpianti: è un dialogo con una figura costantemente assente. Si tratto di uno di quei libri che si leggono in un paio di giorni, ma che permeano fin sotto la pelle, destinati a restare impressi a lungo.

Fantasy, Recensioni del Gatto in Libreria, Romantico

L’ERBORISTA DELLE ANIME DIMENTICATE, Jane Rose Caruso

Recensione di “L’erborista delle anime dimenticate”


Autrice: Jane Rose Caruso

Casa editrice: Saga edizioni

Genere: romance, fantasy

Pagine: 112

Prima pubblicazione: 2023

Titolo originale: L’erborista delle anime dimenticate

Gradimento personale: 2/5 ⭐

La pioggia cadeva inesorabile da tre giorni.Batteva su case, alberi e fiumi senza mai fermarsi. La terra brulla ormai era satura, così come i corsi d’acqua, al limite della loro portata. Un tuono squarciò l’aria mentre una carrozza correva nella notte. La tempesta era un risveglio. Non sempre portava brutte notizie.

L’erborista delle anime dimenticate, pag. 15

Il volume è lungo 112 pagine, ma la storia dell’erborista delle anime dimenticate ne ricopre solo una 40ina, le restanti pagine sono dedicate a una prefazione e svariate note storiche ed erboristiche. Per quanto questi approfondimenti siano interessanti, il tutto mi ha lasciato profondamente delusa… soprattutto perché il testo de “L’erborista delle anime dimenticate” è più una bozza che un racconto vero e proprio.

I personaggi, protagonista compresa, sono poco più che abbozzati così come i loro backgroung che vengono solo vagamente citati ma mai approfonditi, creando così una scrittura frettolosa quanto lacunosa. Anche il finale mi ha lasciato estremamente insoddisfatta, è arrivato in maniera talmente improvvisa (praticamente interrompendo a metà gli eventi) che inizialmente non mi ero nemmeno accorta che quello fosse il vero finale. Insomma, come accennavo anche prima, l’impressione è quella di aver letto una bozza.

Sono rimasta profondamente dispiaciuta dalla svolta che ha preso il testo perché, se curato meglio, sarebbe venuto fuori un romanzo estremamente interessante. Come storia aveva moltissime potenzialità, soprattutto per merito delle sue atmosfere, ma ho trovato il tutto gestito in modo abbastanza approssimativo, come se il romanzo fosse rimasto al suo stato embrionale.

Era un’erborista delle anime dimenticate, una combattente. Lei riusciva in quel che nessun altro poteva. Lei vedeva e sentiva. Il suo spirito era forte e avrebbe trovato la soluzione a quel male interminabile.

L’erborista delle anime dimenticate, pag. 58
Fantascienza, Recensioni del Gatto in Libreria, Romantico

THE DAY AFTER, Martina Monti

Recensione di “The day after”


Autrice: Martina Monti

Casa editrice: I.D.E.A.

Genere: fantascienza, azione, romance

Pagine: 336

Prima pubblicazione: 2019

Titolo originale: The Day After

Gradimento personale: 5/5 ⭐

Ancora una volta gli era stato dimostrato come, nonostante la morte, il mondo continuasse ad andare avanti, perché indifferente alla perdita dei singoli, tutti indistintamente sacrificabili. Ripensò ai suoi ragazzi e scosse il capo sperando ardentemente che non fosse uno di loro il prossimo a cui avrebbe dovuto strappare le piastrine. Rovesciò il capo indietro, osservò il cielo nero, nel quale i piccoli fiocchi bianchi sembravano dense lacrime affilate.

The Day After, pag. 59

Dopo una serie di libri abbastanza deludenti, è finalmente arrivata una boccata d’aria fresca e frizzantina. Non essendo una grandissima amante della fantascienza non pensavo che “The Day After” potesse piacermi tanto, ma già dopo i primi capitoli mi sono dovuta ricredere.

Il nucleo di questo romanzo è la guerra tra gli umani e i thauriani (alieni che hanno deciso di sterminare l’umanità), e il tutto ci viene raccontato attraverso molti personaggi differenti, ma soprattutto dai due protagonisti: Logan, un giovane soldato umano, e Rheyn, la principessa dei thauriani.

La vicenda si snoda seguendo una struttura narrativa molto classica, ma non per questo noiosa o scontata… anzi, l’esatto contrario: l’autrice riesce a mantenere costantemente alta l’attenzione e la curiosità dei suoi lettori. Il romanzo risulta decisamente adrenalinico e, a tratti, imprevedibile.

I personaggi, sia principali che secondari, sono tra gli aspetti che mi sono piaciuti maggiormente. In particolar modo ho amato la follia distruttrice della Regina Eerouin e, soprattutto, il rapporto che si sviluppa tra Logan e Rheyn.

Penso che questo libro sia perfetto per avvicinarsi al fantascientifico perché, oltre al genere portante, “The Day After” contiene moltissime altre sfumature (romance, action, thriller) che lo rendono un romanzo estremamente versatile e perfetto anche per chi, come me, non è un grandissimo amante dello sci-fi.

Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

A CENA CON L’ASSASSINO, Alexandra Benedict

Recensione di “A cena con l’assassino”


Autrice: Alexandra Benedict

Casa editrice: Newton Compton Editori

Genere: mistero, giallo

Pagine: 279

Prima pubblicazione: 2021

Titolo originale: The Christmas Murder Game

Gradimento personale: 3/5 ⭐

Liliana una volta le aveva detto che le persone sono come le poesie, che c’è un senso superficiale e poi un ritmo profondo, le contraddizioni apparenti, i chiaroscuri, gli schemi, le verità che puoi scoprire a patto di essere disposta a fare uno sforzo. Ma Liliana insegnava poesia e di norma le piacevano le persone, mentre Lily non insegnava letteratura e neppure amava la gente.

A cena con l’assassino, pag. 25

“A cena con l’assassino” (pessima traduzione del titolo originale “Il gioco dell’omicidio di Natale”) è un romanzo che richiama fortemente i famosissimi “dieci piccoli indiani” ma, senza quella brillantezza che ha reso il romanzo della Christie immortale.

Seguendo l’ultimo volere della loro zia Liliana, un gruppo di cugini decide di trascorrere le dodici giornate di Natale a Endgame House, la loro tenuta di famiglia. L’ultimo volere della zia era, infatti, sfidarli a un complesso gioco composto di indovinelli mettendo in palio l’eredità dell’intera tenuta. Tutto sembra andar bene… almeno fino al ritrovamento della prima vittima.

“A cena con l’assassino” è quindi un libro che sfida il suo lettore con una serie di anagrammi da risolvere e parole chiave da trovare. Per quella che è la mia opinione, penso sia riuscito meglio l’aspetto del gioco piuttosto che quello della narrativa.

La grande pecca di questo romanzo sono i personaggi: maschere rigide nei ruoli che sono stati loro assegnati. Tom è il buono, Gray è il ragazzo strano ma dolce, Sara è la str*nza di turno, la signora Castle è l’aiutante un poco misteriosa, Lily è un po’ la classica protagonista mary sue (perfetta in tutto, amata da tutti, ma sia mai che se ne renda conto), mentre tutti gli altri sono semplici comparse prive di una reale utilità. Le evoluzioni nel corso dell’intera trama sono quasi completamente assenti e i personaggi restano congelati nei loro ruoli fino al diventare quasi degli stereotipi.

Senza entrare troppo nei dettagli, anche la trama a tratti vacilla, soprattutto in certe svolte nel finale. Tuttavia, nel complesso mi è piaciuta come lettura e mi ha molto incuriosita; è un libro capace di mantenere l’attenzione e di incuriosire il lettore. Devo ammettere che non è stato all’altezza delle mie aspettative, ma in generale si è rivelata una lettura gradevole.

Fantasy, Giallo/mistero, Libro per ragazzi, Recensioni del Gatto in Libreria, Soprannaturale

GALLANT, V.E. Schwab

Recensione di “Gallant”


Autrice: V.E. Schwab

Casa editrice: Oscar Mondadori

Genere: soprannaturale, fantasy per ragazzi, mistero

Pagine: 358

Prima pubblicazione: 2022

Titolo originale: Gallant

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐️

“Gallant è infestata?” E anche se conosce già la risposta, resta di sasso quando lo vede annuire.

“Scommetto di sì” risponde lui. “Luoghi come questi hanno un lungo passato e il passato porta sempre con sè i suoi fantasmi. Ma non è una cosa negativa” puntualizza, mettendo via l’armamentario. “Una volta i fantasmi erano persone e al mondo ne esistono di tutti i gusti: buone, cattive e una via di mezzo.”

Gallant, pag. 112

Olivia Prior è una ragazza senza voce che vive all’orfanotrofio Merilance. Non conosce le proprie origini e tutto ciò che le è rimasto di sua madre è un misterioso diario dove annotava i propri pensieri. Pensieri che, nel corso delle pagine, si fanno sempre più inquietanti e sconnessi, segno della sua lenta discesa nella follia. Solo una, tra le tante frasi materne, appare chiara alla ragazza: sarai al sicuro fino a quando resterai lontana da Gallant, la tenuta di famiglia dalla quale la madre era scapata anni prima. Nonostante il consiglio materno, Olivia vi farà ugualmente ritorno quando accetterà l’invito inaspettato ricevuto da un misterioso zio, Arthur Prior, che dopo una disperata ricerca è finalmente riuscito a rintracciare la nipote scomparsa.

La prima metà del romanzo mi è piaciuta molto. Ho apprezzato moltissimo il personaggio di Olivia: una ragazza muta, ma con il dono (o la maledizione) di vedere i fantasmi che infestano un certo luogo. L’atmosfera è gotica, delicatamente inquieta e la trama intera ruota attorno a un misterioso muro. Un muro apparentemente comune ma dotato di una porta insolita: infatti il muro è incompleto ed edificato al centro del giardino, privo di una qualsiasi utilità… o almeno, è questa l’impressione di Olivia che ancora non conosce i misteri di quella casa.

Le premesse erano ottime e la lettura mi stava appassionando molto: ho adorato la protagonista, lo stile incalzante e l’atmosfera misteriosa e sovrannaturale. Tuttavia non sono riuscita ad apprezzare del tutto il romanzo perché, nella seconda metà, ho avuto l’impressione che il tutto si sfaldasse e che certi passaggi perdessero di coerenza dando luogo a diversi (e anche abbastanza gravi) buchi di trama. Ne parlo nel dettaglio qui sotto, ma vi anticipo che ci saranno molti, moltissimi spoiler.

Allerta spoiler!

Per spiegare quali sono, secondo me, le principali mancanze del romanzo devo priva svelare tutti i colpi di scena e spiegare la complessità del mondo magico creato dall’autrice.

Gallant è una tenuta antica, creata da dei guardiani sconosciuti per proteggere il muro edificato nel giardino; solo in seguito hanno iniziato ad abitarci i Prior diventando i nuovi guardiani. Tale muro è infatti il punto di connessione tra il nostro mondo e “l’ombra” del nostro mondo: un universo grigio e inquieto, nel quale risiede Morte. Morte è una creatura malvagia e avida, il cui obiettivo è abbattere il muro che lo imprigiona nel suo mondo per indavere il nostro e cibarsi di ogni forma di vita.

In principio, quindi, vi era solo un muro privo di porta e il compito dei Prior era impedire che Morte lo attraversasse. Un giorno questo avvenimento si verifica davvero e cosa fanno i Prior dopo aver ricacciato Morte nel suo mondo? Ricostruiscono il muro? Lo rafforzano? Scavano un fossato? No: ci costruiscono la porta. Sì, avete capito bene. Per evitare che Morte attraversi nuovamente il muro per invadere il nostro mondo, costruiscono in mezzo a questo muro proprio l’oggetto il cui unico scopo è permettere l’attraversamento dei muri: una porta.

Dopo aver costruito tale preziossima porta, i Prior la sigillano magicamente col proprio sangue. Nel corso dell’intero romanzo ci viene ripetuto in più occasioni che ci deve essere sempre un Prior a Gallant per poter, appunto, sorvegliare la porta che è stata incantata dai loro antenati. Peccato che il personaggio di Matthew (cugino di Olivia e ultimo Prior risiedente a Gallant) in realtà ha sempre saputo che il loro sangue era l’unica chiave per aprire la porta. Quindi, secondo questa logica, più i Prior sono lontani da Gallant e più è lontana la chiave per aprire la porta, di conseguenza più i Prior sono lontani da Gallant meno sono le possibilità che Morte si impossessi del loro sangue (soprattutto perché Morte ha il potere di influenzare la mente i Prior che risiedono vicino a lui). Quindi, se Matthew è a conoscenza di tale dinamica (senza contare che è abbastanza paradossale che lui, nel corso di intere generazioni, sia stato l’unico ad accorgersene) perché si ostina ad affermare che “deve sempre esservi un Prior a Gallant”?

Altra incoerenza risiede nel rapporta tra Grace, la madre di Olivia, e Morte. Grace si innamora di una delle quattro ombre-guardiane create da Morte, scappano assieme lontano da Gallant e hanno una figlia, Olivia. Tuttavia, proprio perché Olivia è, in un certo senso, la nipote di Morte, lui riesce a espandere la propria influenza oltre i confini di Gallant fino a far impazire Grace: quindi il punto di contatto tra Grace e Morte è proprio Olivia. Eppure quando Grace abbandonerà la figlia al Merilance, Morte non riuscirà più a rintracciare la piccola Olivia; questo passaggio non ha senso, in quanto verso la fine del libro ci viene detto che Morte è stato in grado di tormentare Grace solo grazie alla sua vicinanza con la nipote Olivia.

Ultima questione che mi ha lasciata perplessa è stata proprio la lettera d’invito dello zio Arthur. Lo zio è morto già da anni e nella tenuta rimasti solo in tre: il cugino Matthew e due domestici. Nessuno di loro tre ha scritto la lettera, eppure nessuno dei personaggi si interroga sulla faccenda. Se si fossero chiesti subito “chi può essere stato?” sicuramete si sarebbero risposti “forse è stato priprio il mostro imprigionato oltre il muro che ha il potere di insidiarsi nelle menti dei Prior” e il mistero si sarebbe risolto subito.

Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria, Soprannaturale

CODEX CTHULHU, Uberto Ceretoli

Recensione di “Codex Cthulhu – Codename Kelpie”

Secondo volume della saga

Autore: Uberto Ceretoli

Casa editrice: Delrai Edizioni

Genere: mistero, soprannaturale

Pagine: 352

Prima pubblicazione: 2023

Titolo originale: Codex Cthulhu – Codename Kelpie

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐️

“La figura ha una testa che sembra un polipo, e mani e piedi artigliati. È… è rivoltante. Sembra molliccia, sembra muoversi, sembra viva.” Privato delle forze da un terrore primitivo, il giornalista si inginocchiò e rimase inerme a fissare la stele.

“Non ne avevo mai vista una così grande, prima di oggi. È mostruosamente splendida” sussurrò Grande Orso. “Questa è l’immonda divinità che adoravano quei pazzi, è l’Essere. Si chiama Cthulhu, il Grande Antico, ed è colui che attende sognando il momento in cui ucciderà la morte.”

Codex Cthulhu, pag. 12

La particolarità di questo libro, come si sarà già notato, risiede nella doppia copertina: da un lato abbiamo il romanzo “Codex Cthulhu”, dall’altro il racconto “Codename Kelpie“. Due facce della medesima medaglia, di nome e di fatto: personaggi diversi affrontano mostri diversi in luoghi diversi… ma inconsapevolemente vincolati gli uni agli altri e destinati a incontrarsi nei volumi successivi.

Dopo aver letto e adorato il primo volume della serie, “Codex Innsmouth”, non vedevo l’ora di buttarmi a capofitto dentro una nuova lettura. Avevo aspettative altissime, e forse è stato per questo motivo che questo nuovo Codex non mi ha soddisfatta del tutto…

Non fraintendetemi, si è tratta di una lettura interessante, ma devo ammettere che ho sentito moltissimo la mancanza di personaggi come Bisonte Seduto, Buffalo Bill o Annie Oakley: i protagonisti che hanno reso magico e indimenticabile il primo volume. In “Codex Cthulhu”, purtroppo, non ho ritrovato personalità altrettanto carismatiche e capaci di sostituirsi al vuoto lasciato dai precedenti protagonisti.

Il racconto “Codename Kelpie” mi è piaciuto molto, a tratti non sono stata del tutto convinta da certe dinamiche, ma nel complesso sono rimasta affascinata sia dalla vicenda raccontata che dai nuovi personaggi (i cacciatori di Sua Maestà) che sono stati introdotti.

Il punto forte di questo romanzo… o meglio, il punto forte di ogni romanzo e ogni racconto di Ceretoli, è l’accurato e accattivamente mondo creato dalla penna dell’autore, capace di intrecciare la propria immaginazione con fatti storici realmente accaduti… e, ovviamente, aggiungendo una generosa quanto indispensabile dose di orrore e inquietudine.

Pur non essendo stato all’altezza delle aspettative, si è trattata di una lettura gradevole e rimango molto curiosa di vedere come evolveranno le varie vicende.


Fantasy, Raccolta di racconti, Recensioni del Gatto in Libreria

PRINCIPESSE E MONONOKE, Yakumo Koizumi

Recensione di “Principesse e Mononoke. Storie di fantasmi giapponesi”


Autore: Patrick Lafcadio Hearn (naturalizzato giapponese col nome Yakumo Koizumi)

Casa editrice: Kappalab

Genere: raccolta di racconti, fantastico

Pagine: 128

Prima pubblicazione: 1903

Titolo originale: Kwaidan: Stories and Studies of Strange Things

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐️

Il suono stridulo dei grilli e degli insetti-campana creava un tumulto musicale e il suono della vicina cascata si sentiva ancor più nella notte. A Kwairyo venne sete mentre ascoltava il rumore dell’acqua e, ricordandosi dell’acquedotto di bambù sul retro della casa, pensò che sarebbe potuto andare a bere senza disturbare gli abitanti della casa che dormivano. Con molta delicatezza fece scorrere le porte a pannello che separavano la sua stanza da quella principale e, alla luce della lanterna, vide cinque corpi distesi, senza testa.

Dal racconto “Rokuro Kubi”, pag. 46-47

Se cercate una storia che abbia per protagonista la Principessa Mononoke (figura incredibilmente affascinante dall’omonimo film della Ghibli), allora questo titolo ha tratto in inganno anche voi. Ebbene sì, di Mononoke non c’è un bel niente… però questo non significhi che non si tratta ugualmente di una lettura gradevole.

“Principesse e Mononoke” è una raccolta di fiabe frutto della cultura giapponese o cinese, che vedono come loro protagonisti degli spiriti: e qui risiede l’unico vago richiamo al proprio titolo. La prima parte del libro è quindi riservata alla narrativa e alla mitologia; la seconda, al contrario, contiene dei brevi trattati sugli insetti e su come venivano considerati da queste culture.

In generale mi sento di dire che questo libro non segue una linea precisa e si rivela essere un insieme di testi non sempre ben amalgamanti tra loro. Tuttavia, si è rivelata in ogni caso una lettura gradevole e curiosa, ricca di racconti molto particolari e interessanti. Anche se, devo ammetterlo, la parte dedicata unicamente agli insetti l’ho trovata abbastanza noiosa.

Fantasy, Low fantasy, Recensioni del Gatto in Libreria

IL TRONO DI SPADE, George R.R. Martin

Recensione de “Il trono di spade – il grande inverno”


Primo volume de “Le cronache del ghiaccio e del fuoco”

Autore: George R.R. Martin

Casa editrice: Oscar Mondadori

Genere: low fantasy

Pagine: 833

Prima pubblicazione: 1996

Titolo originale: A Game of Thrones: Book one of a Song of Ice and Fire

Gradimento personale: 4/5 ⭐️

Per un lungo momento, Eddard Stark sentì aleggiare attorno a sè, dentro di sè, un pericolo spaventoso. Il suo posto era il Nord. Tornò con lo sguardo alle figure di pietra che parevano assediarlo da tutti i lati. Respirò l’aria gelida del sepolcro. I morti lo stavano osservando. I morti lo stavano ascoltando. Lui lo sapeva, lo sentiva. E l’inverno stava arrivando.

Il trono di spade, pag. 57

Essendo una grande fan della serie televisiva, ho adorato anche il primo volume della saga di Martin. Nonostante conoscessi già personaggi, dinamiche e diversi colpi di scena si è trattata ugualmente di una lettura entusiasmante.

Il mondo del Trono di spade è ingegnoso, spietato, ricco di intrighi e di giochi di potere. La piaga dei Lannister si espande come una malattia sotto alla pelle degli Stark fino a infettarne completamente le carni, uccidendo il nemico e guadagnandosi finalmente il tanto conteso trono dei Sette Regni. Nel mentre, dall’altra parte del mare, i draghi iniziano a risvegliarsi aggiungendo agli intrighi di corte anche una graditissima nota di fantasy puro.

Tra peronaggi estremamente carismatici e un’ambientazione affascinante (ovviamente il tutto reso con uno stile eccellente) il mondo di Martin prende vita tra le pagine di un volume che resterà a lungo impresso nella memoria del suo lettore.