La libreria di Giulia

LA LIBRERIA DI GIULIA: Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno

Recensione di “Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno”


Titolo: Tutti nella mia famiglia hanno ucciso qualcuno

Autore: Benjamin Stevenson

Casa editrice: Feltrinelli

Genere: giallo

Pagine: 384

Prima pubblicazione: 2022

Titolo originale: Everyone in my family has killed someone

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

«Giurate che i vostri detective indagheranno sui crimini che si troveranno davanti con lealtà e schiettezza, affidandosi all’ingegno di cui li avrete dotati e senza mai fare ricorso o accenno a Rivelazioni Divine, Sesto Senso Femminile, Macumbe, Raggiri, Coincidenze o Atti Divini?»

Uno chalet di montagna e una rimpatriata di famiglia sono lo sfondo di questo romanzo giallo in cui ognuno nella famiglia di Ernie Cunningham ha effettivamente ucciso qualcuno, e come in tutte le famiglie ci sono rancori e dissapori che è tempo di risolvere.

Il romanzo è narrato in prima persona, dal protagonista stesso che racconta le sue vicende a posteriori e promette di essere trasparente e dire sempre la verità come la sapeva in quel momento della vicenda. Ci troviamo, quindi, di fronte a un narratore sincero, ironico, schietto, divertente e molto dialogante con il lettore che si sente, in più di un’occasione, quasi interpellato.

La struttura del romanzo risulta scorrevole, capitolo dopo capitolo vengono presentati in ordine tutti i personaggi come sono al tempo della narrazione e con uno sguardo alla loro storia personale, strategia che permette di conoscere in modo completo tutti gli agenti della storia e di capire le motivazioni dietro alle loro azioni.

È una lettura consigliabile a chi, come me, è amante del genere perché è proprio un ottimo romanzo giallo: non mancano i colpi di scena, le indagini, le congetture e piccoli dettagli apparentemente insignificanti ma che quando scoprirete vi faranno rimanere a bocca aperta. Ma è adatto anche a chi non è grande estimatore perché risulta una lettura molto fresca, sono esclusi elementi crudi e puramente polizieschi per lasciare spazio alle vicende esilaranti di una famiglia un po’ disastrata. Ern Cunningham vi conquisterà e vi farà venire voglia di essere invitati al loro prossimo raduno di famiglia.

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Wrap up

WRAP UP, gennaio 2023

1. Il mestiere di scrivere

Autore: Raymond Carver

A cura di William L. Stull e Riccardo Duranti

Casa editrice: Einaudi

Genere: saggio sulla scrittura

Pagine: 146

Prima pubblicazione: 1997

Gradimento personale: 1,5/5 ⭐️

Recensione

Ho sviluppato una sorta di dipendenza dalla scrittura di racconti e non potrei smettere neanche se volessi. E certamente non lo voglio.

Il mestiere di scrivere, pag. 64

2. Reliquary

Autori: Douglas Preston, Lincoln Child

Casa editrice: Sonzogno

Genere: thriller

Pagine: 453

Prima pubblicazione: 1997

Titolo originale: Reliquary

Seguito del thriller “Relic”

Gradimento personale: 3/5 ⭐️

Recensione

C’erano coperte sparpagliate ovunque, intrise di sangue rappreso. Schizzi di sangue anche sui muri, insieme a particelle di qualcosa che il tenente preferì non esaminare. I soliti cartoni da imballaggio, ribaltati e in parte schiacciati. La base della nicchia era ricoperta di vecchi giornali. Il fetore si era fatto indescrivibile.

Reliquary, pag. 82

3. Piranesi (miglior libro del mese)

Autrice: Susanna Clarke

Casa editrice: Fazi Editore

Genere: fantastico, mistero

Pagine: 267

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: Piranesi

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

Recensione

È forse irrispettoso nei riguardi della Casa, il fatto che alcune Statue mi piacciano più di altre? A volte mi pongo la domanda. Sono convinto che la Casa ami e benedica in egual misura tutto ciò che essa ha creato. Dovrei provare a farlo anch’io?

Piranesi, pag. 27
Fantasy, Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

PIRANESI, Susanna Clarke

Recensione di “Piranesi”


Autrice: Susanna Clarke

Casa editrice: Fazi Editore

Genere: fantastico, mistero

Pagine: 267

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: Piranesi

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

È forse irrispettoso nei riguardi della Casa, il fatto che alcune Statue mi piacciano più di altre? A volte mi pongo la domanda. Sono convinto che la Casa ami e benedica in egual misura tutto ciò che essa ha creato. Dovrei provare a farlo anch’io?

Piranesi, pag. 27

“Piranesi” è il classico libro impossibile da recensire perché basta che sfugga una mezza parola e boom si è fatto uno spoiler. In questi casi preferisco sempre restare sul generico, dire poco giusto per non dire nulla, e lasciare al lettore il piacere di viversi il romanzo senza l’ombra di un’anticipazione… perché, fidatevi, merita davvero.

Paradossalmente, l’inizio è stato estremamente demotivante, lento, dispersivo… non si capiva dove la storia volesse andare a parare. Avrò impiegato quasi un mese per leggere un’ottantina di pagine. Poi si è accesa la scintilla ed è avvenuta l’esplosione: dopo il primo colpo di scena non sono più riuscita a staccarmi dalle pagine e ho terminato le ultime duecento in un paio di giorni scarsi.

Tutto, in questo libro, trasuda originalità (stile, trama, personaggi), ma l’elemento che a mio avviso dà al testo una marcia in più è la scelta del narratore, ovvero Piranesi, l’Amato Figlio della Casa. Ma cos’è questa Casa?

La Casa è uno degli elementi centrali (e anche tra i più affascinanti) del romanzo. Si tratta di un luogo immenso e magnifico, composto da migliaia e migliaia di saloni di marmo decorati con stupende e monumentali statue. Un luogo smisurato, infinito e incredibilmente vuoto, infatti Piaranesi ne è l’unico abitante… oltre a l’Altro.

Questo è tutto ciò che si può dire senza rovinare al lettore il gusto di immergersi in questo libro. Ma fidatevi se vi dico che non ve ne pentirete. “Piranesi” è uno dei rarissimi casi dove l’enorme successo e riconoscimento mediatico è più che meritato.

Recensioni del Gatto in Libreria, Thriller

RELIQUARY, D. Preston e L. Child

Recensione di “Reliquary”


Autori: Douglas Preston, Lincoln Child

Casa editrice: Sonzogno

Genere: thriller

Pagine: 453

Prima pubblicazione: 1997

Titolo originale: Reliquary

Seguito del thriller “Relic”

Gradimento personale: 3/5 ⭐️

C’erano coperte sparpagliate ovunque, intrise di sangue rappreso. Schizzi di sangue anche sui muri, insieme a particelle di qualcosa che il tenente preferì non esaminare. I soliti cartoni da imballaggio, ribaltati e in parte schiacciati. La base della nicchia era ricoperta di vecchi giornali. Il fetore si era fatto indescrivibile.

Reliquary, pag. 82

“Reliquary” è il secondo volume della serie thriller dedicata all’enigmatico agente del FBI Aloysius Xingú Leng Pendergast; il romanzo precedente è “Relic” (letto un paio di anni fa, ma del quale non ho mai scritto una recensione) mentre il successivo è “La stanza degli orrori”.

Questo libro, così come il primo della serie, è certamente piacevole, una lettura gradevole ma non eccezionale. Fino alla metà sono rimansta incollata alle pagine poi, pian piano che la storia si ramificava, ho iniziato a trovare la narrazione sempre più dispersiva e incapace di mantenere acceso l’interesse. Lo stile, in generale, l’ho trovato abbastanza accattivante, ma molti passaggi della trama erano scontati e piuttosto prevedibili.

Mi trovo abbastanza in difficoltà a scrivere questa recensione perché non c’è granché da dire: “Reliquary” è uno di quei romanzi senza particolari pregi o difetti. Una lettura piacevole, ma che non resta impressa nella memoria a lungo.

Chiacchiere librose

TOP E FLOP del 2022 (meglio tardi che mai)

Avevo promesso che sarei tornata con altri articoli a tema riassunti-e-conclusioni dell’anno libroso e, incredibile ma vero, sono riuscita (inaspettatamente) a mantenere la promessa… con un ritardo a dir poco imbarazzante visto che ormai è quasi febbraio, ma meglio tardi che mai, no? Consoliamoci con questa flebile convinzione…

Il 2022 è stato un anno molto pieno a causa dello studio e la lettura ne ha risentito, ma nonostante ciò la conta finale è stata comunque soddisfacente: 35 libri. Anche sotto l’aspetto più importante, ovvero quello della qualità, non sono stata meno fortunata: a parte qualche delusione immensa, in generale ho avuto un anno ricco di belle letture.

Questo articolo è una storta di resa dei conti dedicata alle mie tre letture top e a quelle tre flop di quest’anno. Conclusa questa piccola introduzione, andiamo a ripercorrere le tappe più significative di quest’anno.


Gennaio

FLOP: Ventimila leghe sotto i mari

Autore: Jules Verne

Casa editrice: Feltrinelli

Genere: classico, fantascientifico

Pagine: 467

Prima pubblicazione: 1870

Titolo originale: Vingt mille lieues sous les mers: Tour du monde sous-marin

Gradimento personale: 3/5 ⭐️

Recensione completa

In breve

Un grande classico che purtroppo non è riuscito a coinvolgermi. A mio avviso eccessivamente didascalico nelle numerose descrizioni e abbastanza prevedibile nei suoi risvolti. Indubbiamente si tratta di un pilastro della letteratura, ma purtroppo non si è rivelato adatto a me.


Aprile

TOP: Cose spiegate bene. A proposito di libri

Autore: autori vari

Illustratore: Giacomo Gambineri

Casa editrice: Iperborea

Genere: saggistica

Pagine: 238

Prima pubblicazione: 2021

Titolo originale: Cose spiegate bene. A proposito di libri

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

Recensione completa

In breve

Un saggio semplice e frizzante, capace di delineare le coordinate principali del mondo dell’editoria. Una lettura estremamente interessante, stimolante e perfetta per chi vuole iniziare a farsi un’idea sul settore.

TOP: La scatola delle ballate morte

Autrice: Ludovica Rovi

Casa editrice: amazon publishing

Genere: romanzo psicologico, narrativa

Pagine: 201

Prima pubblicazione: 2021

Titolo originale: La scatola delle ballate morte

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

Recensione completa

In breve

Romanzo d’esordio di una giovane e ancora sconosciuta autrice italiana. Sebbene a tratti la narrazioni scivoli un poco in certi passaggi, si è trattata di una magnifica scoperta per me. Un testo davvero bello e che rileggerei con grande piacere.


Luglio

TOP: Caver Cauntry. Il mondo di Raymond Carver

Testi di Raymond Carver

Fotografie di Bob Adelman

Postfazione di Tess Gallagher

Casa editrice: Einaudi

Genere: libro fotografico

Pagine: 200

Prima pubblicazione: 1990

Titolo originale: Carver Country. The World of Raymond Carver

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

Recensione completa

In breve

Di questo libro ve ne ho già parlato un miliardo di volte: un testo stupendo. Un volume perfetto per chi, come me, ama profondamente Carver e desidera immergersi ulteriormente nella vita e nella mente di questo grande autore; tuttavia, credo possa rivelarsi un testo molto interessante anche per coloro che non hanno troppa familiarità con questo scrittore.


Agosto

FLOP: Incubo

Autore: Wulf Dorn

Casa editrice: TEA

Genere: thriller psicologico

Pagine: 354

Prima pubblicazione: 2015

Titolo originale: Die Nacht gehort den Wolfen

Gradimento personale: 2/5 ⭐️

Recensione completa

In breve

So di essere spietata a dirlo… ma l’unico “incubo” qui è la lettura di questo romanzo. Ho trovato questo volume estremamente noioso, monotono, prevedibile e banale sia a livello contenutistico che stilistico. Praticamente nulla è riuscito a convincermi, né lo stile né la trama in sè e nemmeno i persoaggi si salvano.


Dicembre

FLOP: Il gatto che voleva salvare i libri

Autore: Sosuke Natsukawa

Casa editrice: Mondadori

Genere: narrativa giapponese, romanzo fantastico

Pagine: 177

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: 本を守ろうとする猫の話

Gradimento personale: 2/5 ⭐️

Recensioni completa

In breve

Qui mi ritrovo costretta a ripetere un poco lo stesso commento fatto al libro precedente: questa lettura è un grande no. L’unico aspetto che si salva è lo stile perchè l’ho trovato scorrevole e gradevole, ma tutto il resto… la trama si è rivelata essere abbastanza piatta e puntellata di commenti moraleggianti quanto banali, quasi irritanti.


Dietro ai libri: scrittura, editoria e mercato, Recensioni del Gatto in Libreria

IL MESTIERE DI SCRIVERE, Raymond Carver

Recensione di “Il mestiere di scrivere. Esercizi, lezioni, saggi di scrittura creativa”


Autore: Raymond Carver

A cura di William L. Stull e Riccardo Duranti

Casa editrice: Einaudi

Genere: saggio sulla scrittura

Pagine: 146

Prima pubblicazione: 1997

Gradimento personale: 1,5/5 ⭐️

Ho sviluppato una sorta di dipendenza dalla scrittura di racconti e non potrei smettere neanche se volessi. E certamente non lo voglio.

Il mestiere di scrivere, pag. 64

Prima di partire con la recensione, specifichiamolo: questa misera mono-stellina non è per Carver (che continuo ad amare profondamente), ma per questo ammasso di testi chiamato “Il mestiere di scrivere” che i curatori hanno deciso di accorpare assieme e di spacciare per una pubblicazione seria.

“Il mestiere di scrivere” è semplicemente un ammasso di frammenti (prefazioni e postfazioni di altri libri o vecchi articoli) che, per quanto possano essere interessanti, privi del loro contesto originale risultano incompleti e ripetitivi. Oltre a ciò è presente la registrazione di una delle lezioni di scrittura creativa tenute da Carver che, sì si è rivelata essere estremamente interessante, ma anche qui la mancanza di contesto l’ha resa abbastanza inutile… soprattutto perché, durante l’intera durata di questa lezione, Carver non ha fatto altro che commentare con estrema minuzia i testi dei suoi studenti, testi che ovviamente non erano stati riportati all’interno del nostro volume.

Oltre alla delusione per il volume generale, un’altra cosa che mi ha lasciata allibita è stato il trovare molti refusi grossi come delle case: “taduzione” (proprio nella nota introduttiva ai testi) o “fendo” al posto di “fondo”, giusto per fare degli esempi. E no, purtroppo non sono io a essere severa o troppo precisina… non è la prima volta che la Einaudi pubblica dei testi di Carver contenenti errori tanto gravi ed evidenti e questa sgradevole ricorrenza non ha fatto altro che peggiorare il mio umore.

Carver, senza ombra di dubbio, resta un grandissimo autore capace di affascinarmi anche solo leggendo la sua lista della spesa, e infatti ho davvero apprezzato le sue osservazioni, ma inserite in un’edizione così priva di senso e di cura ho fatto davvero fatica.

Il volume si chiude con degli esercizi di scrittura che, sarò sincera, non ho ancora avuto modo di provare, ma già da una prima lettura non mi sono sembrati nulla di straordinario. Più che veri e propri esercizi, si trattano di tracce ispirate ai vari racconti di Carver; indubbiamente sono spunti stimolanti per un aspirante scrittore, ma anche qui ho notato il medesimo pressapochismo e scarsa attenzione presenti un po’ in tutto il volume.

In conclusione: una delusione immensa.

Chiacchiere librose

MY YEAR IN BOOKS, Goodreads

Ormai siamo arrivati al termine della seconda settimana di gennaio, forse un filiiiiiino in ritardo per questo tipo di articoli, ma purtroppo, essendo in piena sessione, non ho avuto modo di pubblicarlo prima. Quindi, chiuso un occhio sulla questione tempistiche, passiamo al nostro articolo.

My year in books: chi tra voi conosce già l’applicazione Goodreads sa bene di cosa sto parlando, se invece tutto ciò vi è alieno adesso vi spiegherò brevemente di cosa si tratta. Goodreads è un social per lettori, molto utile per chi vuole tenere traccia delle proprie letture e condividere le sue recensioni. Ogni anno viene lanciata una sfida di lettura dove, coloro che vogliono aderire, impostano un obiettivo da raggiungere, ovvero un numero di libri da leggere entro la fine dell’anno. Man mano che i vari volumi vengono letti la conta si aggiorna, offrendo anche una serie di informazioni aggiuntive (che troverete qui sotto).

Ed eccoci arrivati al punto. Con questo articolo vorrei condividere il mio anno in libri anche qui sul blog, riportando tutte le varie nozioni e informazioni librose offertemi da Goodreads. Ogni anno aderisco con grande piacere a questa sfida, trovando in essa un gioco estremamante stimolante.

Prima di iniziare con l’articolo vero e proprio, vi lascio qui il mio profilo di Goodreads, nel caso vogliate passare anche lì a farmi un saluto.


Numero di pagine e di libri letti:

Per quanto riguarda al numero di pagine lette in totale quest’anno, siamo a 9.873. Ovviamente non è un valore esatto al 100% perché spesso la numerazione della pagine dei vari libri letti è approsimativa e inesatta. Ma comunque ci aiuta a farci un’idea.

Per quanto riguarda il numero dei libri letti, qui andiamo sul sicuro, sono 35. L’obiettivo dell’anno scorso era di leggerne almento 48, ma nonostante non ci sia riuscita sono molto soddisfatta del risultato raggiunto. Quest’anno ho deciso di abbassare un filino l’asticella e di pormi un obiettivo, sì stimolante, ma un filino più accessibile per quello che è il tempo libero che ho a disposizione: punto ai 40 libri.

Il più breve e il più lungo tra i libri letti:

Come libro più breve abbiamo “Cadrà dolce la pioggia e altri racconti” di Ray Bradbury con le sue 78 pagine, di cui potete trovare la recensione qui.

Per il libro più lungo abbiamo “Una vita come tante” di Hanya Yanagihara che, con le sue 1091 pagine, credo sia uno dei libri più lunghi che abbia mai letto. Potete trovare la recensione qui.

Lunghezza media dei libri e gradimento medio:

La lunghezza media (sicuramente non esatta, ma utile per darci un’idea generale) dei libri letti quest’anno si aggira intorno alle 282 pagine di lunghezza. Mentre il mio gradimento medio dei libri letti è circa 3,7/ 5 ⭐️.

Il libro più popolare e quello meno conosciuto (su Goodreads):

Il libro più popolare di quest’anno è “Il grande Gatsby”, un magnifico grande classico di cui ho ascoltato l’audiolibro e del quale potete trovare la mia recensione qui.

Come libro meno conosciuto sulla piattaforma abbiamo “Lucio” di Raffaele Franciò, secondo libro di un autore esordiente ma molto promettente; potete trovare la recensione qui.

Libro con la valutazione più alta (su Goodreads):

Tra quelli letti da me quest’anno, il libro che è stato maggiormente apprezzato dagli altri utenti di Goodreads è “Carver Country. Il mondo di Raymond Carver”. Non posso che trovarmi d’accordo con questo diffuso apprezzamento, non a caso si è rivelato uno dei miei libri preferiti del 2022. Potete trovare la mia recensione qui.

Primo e ultimo libro letto nel 2022:

Il 2022 si è apaerto con “Gli indiferenti” di Alberto Moravia, libro letto per un esame dello scorso anno e rivelatosi una piccola (tragica) perla; potete trovare la mia recensione qui.

Al contrario della magnifica sorpresa avuta lo scorso gennaio, l’anno si è concluso con una terribile delusione librosa con “Il gatto che voleva salvare i libri”, del quale ho parlato a lungo (e male…) in questo articolo.


Wrap up

WRAP UP, novembre e dicembre 2022

Quale modo migliore per iniziare il nuovo anno se non con un piccolo recap delle mie ultime letture? Il wrap up di novembre 2022 è completamente di saltato (di nuovo, era successo pure l’anno precedente…) perché a causa di una serie di impegni non sono riuscita a leggere molto; per rimediare, aggiungerò il libro di novembre a questo nuovo articolo che, in origine, era dedicato solo a dicembre.

Chiusa questa piccola premessa vi faccio i miei auguri per questo nuovo anno e mi auguro che il vostro Natale sia andato per il meglio. Nelle prossime settimane (lavoro permettendo) vorrei scrivere anche altri articoli a tema chiusura/apertura-dell’anno-letterario, quindi restate pronti per qualche nuovo articolo libroso.


Il libro di novembre:

Dracula. Love never dies

Autrice: Natascia Luchetti

Casa editrice: Delrai Edizioni

Genere: dark fantasy, romance

Pagine: 335

Prima pubblicazione: 2017

Titolo originale: Dracula. Love never dies

Gradimento personale: 4/5 ⭐️

Recensione

Quanto erano sciocchi gli umani! Nonostante tutte le nozioni apprese nel corso degli anni, non avevano ancora capito che l’essenza del vampiro è miserevole decadenza. Una morte in vita, un trascinarsi di malinconia fino all’infinito, passando di vita in vita, di conflitto in conflitto, divorando esistenze, nascendo e morendo con un sorso di sangue fresco che dopo poco marcisce.

Dracula. Love never dies, pag. 68-69

I libri di dicembre:

1. Nessundove (miglior libro del mese)

Autore: Neil Gaiman

Illustratore: Chris Riddell

Casa editrice: Mondadori

Genere: urban fantasy

Pagine: 398

Prima pubblicazione: 1996

Titolo originale: Neverwhere

Gradimento personale: 3/5 ⭐️

Recensione

Cerca di capire: ci sono due Londre. C’è Londra Sopra – quella dove vivevi tu – e Londra Sotto – la parte sotterranea – abitata dalle persone che sono precipitate nelle fenditure del mondo. Tu sei uno di loro, adesso.

Nessundove, pag. 145-146

2. Il gatto che voleva salvare i libri

Autore: Sosuke Natsukawa

Casa editrice: Mondadori

Genere: narrativa giapponese, romanzo fantastico

Pagine: 177

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: 本を守ろうとする猫の話

Gradimento personale: 2/5 ⭐️

Recensione

Una pelliccia di tre vividi colori, una folta coda, degli occhi brillanti e penetranti, e due orecchie a forma di triangolo isoscele. Era un gatto a tutti gli effetti. I suoi baffi ebbero un rapido e quasi impercettibile fremito. “Hai per caso problemi di vista, ragazzino?” chiese senza tanti complimenti.

“Be’, insomma…” farfugliò Rintaro “non è che io sia proprio un’aquila, ma fino a vedere che davanti a me c’è un gatto parlante ci arrivo!”

Il gatto che voleva salvare i libri, pag. 19

Fantasy, Narrativa, Recensioni del Gatto in Libreria

IL GATTO CHE VOLEVA SALVARE I LIBRI, Sosuke Natsukawa

Prima di partire in quarta con la nostra bella recensione, ci tenevo a fare a tutti i miei migliori, e ritardatari, auguri di buon Natale! Mi auguro che ieri sia andato tutto per il meglio e che anche oggi possiate passare un felice Santo Stefano.

Bene, dopo questa nota di dolcezza, direi che possiamo andare a massacrare questo libro.

Recensione di “Il gatto che voleva salvare i libri”


Autore: Sosuke Natsukawa

Casa editrice: Mondadori

Genere: narrativa giapponese, romanzo fantastico

Pagine: 177

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: 本を守ろうとする猫の話

Gradimento personale: 2/5 ⭐️

Una pelliccia di tre vividi colori, una folta coda, degli occhi brillanti e penetranti, e due orecchie a forma di triangolo isoscele. Era un gatto a tutti gli effetti. I suoi baffi ebbero un rapido e quasi impercettibile fremito. “Hai per caso problemi di vista, ragazzino?” chiese senza tanti complimenti.

“Be’, insomma…” farfugliò Rintaro “non è che io sia proprio un’aquila, ma fino a vedere che davanti a me c’è un gatto parlante ci arrivo!”

Il gatto che voleva salvare i libri, pag. 19

Leggere questo libro è stata dura, non tanto per lo stile o per la storia, ma per i messaggi (a mio avviso banali ed erronei) che questo romanzo voleva trasmettere.

Ma iniziamo dagli aspetti positivi. La storia, di per sè, era carina e dalle tinte quasi fiabesche. Dopo la morte di suo nonno, Rintaro, un ragazzo estremamente introverso e amante dei libri, incontra un petulante gatto parlante che lo recluterà per la sua curiosa missione, quella di salvare i libri che vengono maltrattati. Tali maltrattamenti sono: il leggerli di fretta e accumulati, il tagliuzzati per accorciarli, oppure lo stamparli solo per buttarli il prima possibile nel mercato editoriale. Altra nota positiva è lo stile che ho trovato estremamente gradevole e apprezzabile… anzi, devo dire che è stata la mia unica ancora di salvezza durante la lettura.

Spezzate tutte le lance a favore, passiamo (anche se brevemente, per non fare spoiler agli eventuali futuri lettori) agli aspetti che personalmente, specifichiamolo, proprio non mi sono piaciuti. Questo romanzo voleva essere una sorta di celebrazione alla lettura e ai libri, ma nella maggior parte dei casi quelle che offriva erano riflessioni abbastanza banali, scontate e che ho trovato spesso stereotipate. Solo in pochissimi casi mi sono ritrovata ad apprezzare ciò che stavo leggendo.

Ho letto diverse recensioni di questo romanzo e ho notato che sono molti i lettori che hanno avuto le mie stesse impressioni… e devo dire che fa decisamente sorridere vedere come un libro il cui intento era quello di esaltare la lettura abbia in realtà fatto penare tanto il proprio pubblico di lettori…

Chiacchiere librose, Dark fantasy, Fantasy, Recensioni del Gatto in Libreria

GERALT DI RIVIA: recensione di una saga mai terminata

Ho iniziato a leggere la saga fantasy di Geralt di Rivia (scritta dall’autore polacco Andrzej Sapkowski) ormai quasi tre anni fa, a fine gennaio 2020. Anche se a rilento, ero sempre decisa a terminare tutti gli otto volumi che componevano questa serie… eppure oggi, a fine 2022, ho deciso inevitabilmente di rinunciare a due libri dalla fine.

Perchè, viste le premesse e tutte le mie buone intenzioni, ho abbandonato questa lettura? La risposta è illuminante quanto banale: le saghe non fanno per me. Ci sono quei lettori che, quando si appassionano, si leggono tutti e 20 i libri che compongono la saga principale, tutti i 15 spin off e pure i 17 prequel… e sinceramente li invidio per la loro fedeltà, ma non fa decisamente per me. Io, molto semplicemente, faccio parte di quei lettori che ricercano l’eterogeneità e che, per divertirsi con la lettura, hanno bisogno di storie diverse, generi diversi, personaggi e ambientazioni diversi… quindi, nel mio caso, arrivata al sesto volume della saga di Geralt, semplicemente, ho perso interesse.

Tuttavia, mi dispiaceva interrompere così bruscamente la lettura, senza nemmeno dare una spiegazione. Da qui è nata l’idea di scrivere questo articolo, per fare una sorta di piccola recensione riassuntiva dei volumi letti.


Mini recensione della saga di Geralt di Rivia

Primo e secondo volume: Il guardiano degli innocenti e La spada del destino

Questi due sono i primi veri volumi della saga. Specifico che sono i primi perché, essendo delle raccolte di racconti, spesso vengono ignorati… eppure, sono essenziali per poter cogliere i romanzi successivi visto che, con queste storie, vengono introdotti sia i personaggi che le premesse essenziali sulle quali si fonderanno tutti gli altri libri.

Devo dire che questi sono tra i libri che mi sono piaciuti maggiormente, soprattutto il secondo “La spada del destino” che ho trovato particolarmente intrigante.

Terzo e quarto volume: Il sangue degli elfi e Il tempo della guerra

Adesso passiamo ai primi romanzi veri e propri che qui recensirò in coppia perché entrambi, purtroppo, non mi sono piaciuti granché.

Più che storie fatte e finite, mi sono sembrate due infinite introduzioni, premesse senza capo né coda necessarie per porre le basi dei romanzi successivi.

Quinto e senso volume: Il battesimo del fuoco e La Torre della rondine

Dopo due volumi che ho trovato decisamente soporiferi, finalmente la storia torna a dare il meglio di sè con due libri adrenalinici che mi hanno fatta stare incollata alle pagine.

In particolar modo è stato “La Torre della rondine” ha farmi tentennare sulla mia scelta di abbandonare o meno la saga perché si è trattata di un volume adrenalinico e magnificamente intricato nei suoi vari complotti e colpi di scena.

Ultimo volume e spin off: La signora del lago e La stagione delle tempeste

Ed eccoci giunti ai due volumi finali che non ho letto e che, per ovvi motivi, non recensirò.

Mi limito solo a dire che “La signora del lago” è l’effettivo volume di chiusura della saga, mentre “La stagione delle tempeste” è uno spin off ambientato prima degli eventi narrati ne “Il sangue degli elfi”.

Ho sintito molti pareri estremamente positivi sul primo volume, ma purtroppo non si può dire altrettanto su questo secondo.