Recensione di “Mio fratello”
Autore: Daniel Pennac
Casa editrice: Feltrinelli
Genere: biografia
Pagine: 119
Prima pubblicazione: 2018
Titolo originale: Mon frère
Gradimento personale: 5/5 ⭐
Proprio verso la fine, sognava di fare una vacanza su una chiatta. Noi due, una scacchiera, lungo i canali, da una chiusa all’altra, a due chilometri all’ora ma il più lontano possibile. Aveva studiato ipotetici itinerari. Ero d’accordo, persino entusiasta, ma ho tirato per le lunghe. Ho tirato per le lunghe… come se avessi tutta la vita davanti.
Mio fratello, pag. 98
Leggere “Mio fratello” è come entrare in un negozio di cristalli: bisogna farlo in punta di piedi, con delicatezza, perché tutto ciò che ti circonda è bellissimo e prezioso quanto fragile e intimo.
In seguito all’improvvisa morte del fratello, Pennac decide di scrivere questo breve testo per affrontare il lutto. “Mio fratello” è uno scrigno che costudisce i loro ricordi, è un campo dove sono stati coltivati pensieri ed è, soprattutto, uno specchio dove la figura del fratello deceduto viene paragonata a quella di Bartleby, il bizzarro scrivano del racconto di Melville.
“Mio fratello” è un testo che trasuda affetto e sofferenza, gioia e dolore, felicità e rimpianti: è un dialogo con una figura costantemente assente. Si tratto di uno di quei libri che si leggono in un paio di giorni, ma che permeano fin sotto la pelle, destinati a restare impressi a lungo.