Fantasy, Giallo/mistero, Libro per ragazzi, Recensioni del Gatto in Libreria, Soprannaturale

GALLANT, V.E. Schwab

Recensione di “Gallant”


Autrice: V.E. Schwab

Casa editrice: Oscar Mondadori

Genere: soprannaturale, fantasy per ragazzi, mistero

Pagine: 358

Prima pubblicazione: 2022

Titolo originale: Gallant

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐️

“Gallant è infestata?” E anche se conosce già la risposta, resta di sasso quando lo vede annuire.

“Scommetto di sì” risponde lui. “Luoghi come questi hanno un lungo passato e il passato porta sempre con sè i suoi fantasmi. Ma non è una cosa negativa” puntualizza, mettendo via l’armamentario. “Una volta i fantasmi erano persone e al mondo ne esistono di tutti i gusti: buone, cattive e una via di mezzo.”

Gallant, pag. 112

Olivia Prior è una ragazza senza voce che vive all’orfanotrofio Merilance. Non conosce le proprie origini e tutto ciò che le è rimasto di sua madre è un misterioso diario dove annotava i propri pensieri. Pensieri che, nel corso delle pagine, si fanno sempre più inquietanti e sconnessi, segno della sua lenta discesa nella follia. Solo una, tra le tante frasi materne, appare chiara alla ragazza: sarai al sicuro fino a quando resterai lontana da Gallant, la tenuta di famiglia dalla quale la madre era scapata anni prima. Nonostante il consiglio materno, Olivia vi farà ugualmente ritorno quando accetterà l’invito inaspettato ricevuto da un misterioso zio, Arthur Prior, che dopo una disperata ricerca è finalmente riuscito a rintracciare la nipote scomparsa.

La prima metà del romanzo mi è piaciuta molto. Ho apprezzato moltissimo il personaggio di Olivia: una ragazza muta, ma con il dono (o la maledizione) di vedere i fantasmi che infestano un certo luogo. L’atmosfera è gotica, delicatamente inquieta e la trama intera ruota attorno a un misterioso muro. Un muro apparentemente comune ma dotato di una porta insolita: infatti il muro è incompleto ed edificato al centro del giardino, privo di una qualsiasi utilità… o almeno, è questa l’impressione di Olivia che ancora non conosce i misteri di quella casa.

Le premesse erano ottime e la lettura mi stava appassionando molto: ho adorato la protagonista, lo stile incalzante e l’atmosfera misteriosa e sovrannaturale. Tuttavia non sono riuscita ad apprezzare del tutto il romanzo perché, nella seconda metà, ho avuto l’impressione che il tutto si sfaldasse e che certi passaggi perdessero di coerenza dando luogo a diversi (e anche abbastanza gravi) buchi di trama. Ne parlo nel dettaglio qui sotto, ma vi anticipo che ci saranno molti, moltissimi spoiler.

Allerta spoiler!

Per spiegare quali sono, secondo me, le principali mancanze del romanzo devo priva svelare tutti i colpi di scena e spiegare la complessità del mondo magico creato dall’autrice.

Gallant è una tenuta antica, creata da dei guardiani sconosciuti per proteggere il muro edificato nel giardino; solo in seguito hanno iniziato ad abitarci i Prior diventando i nuovi guardiani. Tale muro è infatti il punto di connessione tra il nostro mondo e “l’ombra” del nostro mondo: un universo grigio e inquieto, nel quale risiede Morte. Morte è una creatura malvagia e avida, il cui obiettivo è abbattere il muro che lo imprigiona nel suo mondo per indavere il nostro e cibarsi di ogni forma di vita.

In principio, quindi, vi era solo un muro privo di porta e il compito dei Prior era impedire che Morte lo attraversasse. Un giorno questo avvenimento si verifica davvero e cosa fanno i Prior dopo aver ricacciato Morte nel suo mondo? Ricostruiscono il muro? Lo rafforzano? Scavano un fossato? No: ci costruiscono la porta. Sì, avete capito bene. Per evitare che Morte attraversi nuovamente il muro per invadere il nostro mondo, costruiscono in mezzo a questo muro proprio l’oggetto il cui unico scopo è permettere l’attraversamento dei muri: una porta.

Dopo aver costruito tale preziossima porta, i Prior la sigillano magicamente col proprio sangue. Nel corso dell’intero romanzo ci viene ripetuto in più occasioni che ci deve essere sempre un Prior a Gallant per poter, appunto, sorvegliare la porta che è stata incantata dai loro antenati. Peccato che il personaggio di Matthew (cugino di Olivia e ultimo Prior risiedente a Gallant) in realtà ha sempre saputo che il loro sangue era l’unica chiave per aprire la porta. Quindi, secondo questa logica, più i Prior sono lontani da Gallant e più è lontana la chiave per aprire la porta, di conseguenza più i Prior sono lontani da Gallant meno sono le possibilità che Morte si impossessi del loro sangue (soprattutto perché Morte ha il potere di influenzare la mente i Prior che risiedono vicino a lui). Quindi, se Matthew è a conoscenza di tale dinamica (senza contare che è abbastanza paradossale che lui, nel corso di intere generazioni, sia stato l’unico ad accorgersene) perché si ostina ad affermare che “deve sempre esservi un Prior a Gallant”?

Altra incoerenza risiede nel rapporta tra Grace, la madre di Olivia, e Morte. Grace si innamora di una delle quattro ombre-guardiane create da Morte, scappano assieme lontano da Gallant e hanno una figlia, Olivia. Tuttavia, proprio perché Olivia è, in un certo senso, la nipote di Morte, lui riesce a espandere la propria influenza oltre i confini di Gallant fino a far impazire Grace: quindi il punto di contatto tra Grace e Morte è proprio Olivia. Eppure quando Grace abbandonerà la figlia al Merilance, Morte non riuscirà più a rintracciare la piccola Olivia; questo passaggio non ha senso, in quanto verso la fine del libro ci viene detto che Morte è stato in grado di tormentare Grace solo grazie alla sua vicinanza con la nipote Olivia.

Ultima questione che mi ha lasciata perplessa è stata proprio la lettera d’invito dello zio Arthur. Lo zio è morto già da anni e nella tenuta rimasti solo in tre: il cugino Matthew e due domestici. Nessuno di loro tre ha scritto la lettera, eppure nessuno dei personaggi si interroga sulla faccenda. Se si fossero chiesti subito “chi può essere stato?” sicuramete si sarebbero risposti “forse è stato priprio il mostro imprigionato oltre il muro che ha il potere di insidiarsi nelle menti dei Prior” e il mistero si sarebbe risolto subito.

Audiolibro, Classico contemporaneo, Libro per ragazzi, Narrativa, Recensioni del Gatto in Libreria

IL PICCOLO PRINCIPE, Antoine de Saint-Exupéry

Recensione dell’audiolibro “Il piccolo principe”

Autore: Antoine De Saint-Exupéry

Lettore Alberto Rossatti

Genere: narrativa per bambini e adulti, classico contemporaneo

Durata: 2 ore e 3 minuti

Piattaforma: Storytel

Prima pubblicazione: 1943

Gradimento personale: 5/5⭐️

“Tu, fino ad ora per me, non sei che un ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. E neppure tu hai bisogno di me. Io non sono per te che una volpe uguale a centomila volpi. Ma se tu mi addomestichi, noi avremo bisogno uno dell’altro. Tu sarai per me unico al mondo, e io sarò per te unica al mondo.”

Il piccolo principe

“Il piccolo principe” è uno dei pochi libri capaci di dire, con le stesse parole, cose diverse a lettori diversi. Un libro adatto tanto a un bambino quanto a un adulto. La narrazione è delicata, dolce e solo in apparenza banale, bisogna prestare attenzione per trovare tutte le perle che sono state nascoste sotto la sabbia in questo breve romanzo illustrato.

La lettura di Rossatti è stata fortemente immersiva e capace di cogliere anche la più piccola sfumatura del testo e dei suoi personaggi. L’aggiunta di musiche e qualche effetto sonoro è stato il tocco che ha saputo dare ancora più vita a un’opera che, già di suo, era completa.

Unico difetto, inevitabile per ovvi motivi, è stato il vuoto lasciato dalla mancanza delle illustrazioni, un elemento chiave del libro che purtroppo si è perso nella sua trasposizione audio.

Libro per ragazzi, Recensioni del Gatto in Libreria

KITCHEN, Banana Yoshimoto

Recensione di “Kitchen”

Autrice: Banana Yoshimoto

Genere: narrativa per ragazzi

Pagine: 148

Casa editrice: Feltrinelli

Prima pubblicazione: 1988

Gradimento personale: ⭐️⭐️⭐️⭐️/5

La strada è sempre decisa, non però in senso fatalistico. Sono il nostro continuo respirare, gli sguardi, i giorni che si succedono a deciderla naturalmente.

Plenilunio (Kitchen 2), pag. 98

“Kitchen” è il libro d’esordio dell’autrice Banana Yoshimoto ed è suddiviso in tre blocchi: Kitchen, Plenilunio (Kitchen 2) e Moonlight shadow. L’elemento che collega tra di loro questi romanzi brevi è la morte di una persona cara e il senso di solitudine e smarrimento che attanaglia coloro che continuano a vivere.

Questo libro mi è piaciuto nel suo complesso, ma ho apprezzato particolarmente “Moonlight shadow”: la vivida descrizione della perdita si fonde a un alone di realismo magico creando una narrazione tanto oscura e angosciante quanto affascinante. Questa seconda storia mi ha lasciata impressa nelle pelle un senso di sconforto vivido, atroce, eppure sono riuscita a intravvedere una speranza, una luce in fondo a tutto questo tunnel di sofferenza e autodistruzione.

Se il secondo romanzo breve mi ha piacevolemente colpita, il primo (Kitchen e Plenilunio) sotto certi aspetti mi ha lasciata abbastanza delusa… Non fraintendete, mi sono piaciuti anche questi primi due blocchi ma le mie aspettative per questo libro erano talmente tanto alte che, seppur lo abbia apprezzato, non è riuscito a soddisfarle del tutto.

In certi punti ho trovato la narrazione manchevole e non sono riuscita a comprendere le reazioni di alcuni personaggio o le relazioni sviluppatesi tra altri ancora. Diciamo che è un bel libro, ma che a tratti lascia la bocca ancora assetata di dettagli e chiarimenti; secondo me erano necessarie alcune pagine aggiuntive per delineare meglio certi aspetti della trama e dei personaggi.

Per concludere, vorrei parlare un attimo anche dello stile dell’autrice: mi ha veramente colpita e l’ho trovato originale e ricco di personalità. La penna di Yoshimoto è affascinante, a tratti onirica e capace di proiettare il lettore in un sogno che manitiene soltanto le stesse vaghe sfumature del mondo reale. Per questo motivo, sebbene il libro sia per i lettori più giovani, secondo me può essere assolutamente goduto anche da quelli più in età.