Horror, Raccolta di racconti, Recensioni del Gatto in Libreria, Soprannaturale

COSE STRANE, Alessandra Paoloni

Recensione di “Cose strane”


Autrice: Alessandra Paoloni

Casa editrice: Delrai Edizioni

Genere: raccolta di racconti, horror, paranormale

Pagine: 395

Prima pubblicazione: 2020

Titolo originale: Cose strane

Gradimento personale: 4,5/5 ⭐️

Qual è secondo te Charlotte quella sottile invisibile demarcazione che solca di netto, o sembra farlo, la realtà dall’irrealtà, la vita dalla morte? Prima o poi tutti ci interroghiamo su questo eppure, se presti bene attenzione alla cosa, ti accorgi che in fondo tale linea non esiste, che un elemento è legato a un altro da un filo, come se esistenza e negazione della vita fossero un tutt’uno impercettibile ai nostri sensi.

Cose strane (High Wall), pag. 60-61

“Cose strane” è una raccolta di sei racconti medio-lunghi dai tratti cupi, inquieti e tetri. Si è trattato di un libro che mi è piaciuto davvero molto, alcuni racconti di più e altri di meno, ma nel complesso è stata una lettura inquietante ed estremamente apprezzata.

Dato che le storie contenute non sono molte, ci terrei a spendere qualche parola su ognuna di esse perché penso meritino molto; ovviamente senza fare spoiler, non preoccupatevi.

“High Wall” è il racconto d’apertura ed è stato uno dei miei preferiti (il secondo, se vogliamo essere precisi). Ciò che mi ha affascinata di questo testo è stata la magnifica gestione dei personaggi, in particola modo della protagonista che con estrema umanità ed emotività si è ritrovata ad affrontare una situazione a dir poco… strana, per restare in tema.

Il secondo racconto è “Membra con membra” che, nella sua brevità e delicatezza, si è rivelata essere una lettura perturbante e a tratti claustrofobica. Tuttavia, nonostante le magnifiche premesse e le indiscusse potenzialità di questo racconto, lo svolgimento in sè mi ha lasciata un filo delusa… devo ammettere che qualche pagina in più per approfondire e riprendere certe tematiche le avrei apprezzate molto. Lo stesso discorso vale per il terzo racconto,“Vendetta”: una storia che mi è certamente piaciuta e dall’incipit molto accattivante, ma dalla quale mi sarei aspettata qualcosina di più alla fine.

Il quarto racconto, “Seconda porta a sinistra”, è stato in assoluto il mio preferito e anche qui, come per “High Wall”, il merito è stato dei personaggi e, di nuovo, soprattutto della protagonista. Si tratta della classica storia di una casa infestata, assolutamente nulla di originale… eppure Paoloni ha saputo costruire dei personaggi talmente tanto vivi e tridimensionali che era praticamente impossibile non farsi coinvolgere dalle vicende e immedesimarsi in loro. E si tratta del racconto che ho apprezzato di più proprio per questo motivo: l’autrice ha saputo rendere freschi e interessanti i classici topos visti e rivisti del genere.

“Dimness – Nella penobra” è la penultima storia della raccolta, quella dalle sfumature più romantiche. Anche questo racconto l’ho apprezzato moltissimo ma, per quelli che sono i miei gusti, non ho particolarmente gradito la preponderante vena rosa del testo. Ciò non toglie che l’ho gradito nonostante uscisse un po’ dalla mia confort zone.

E concludiamo la raccolta con “Semper Eadem”. Sarò sincera, il finale di questo non l’ho proprio gradito, anzi, ho trovato deturpasse l’intero racconto; a parte la conclusione, il testo in sè mi è piaciuto davvero molto e mi ha veramente affascinata.

In generale mi sento vivamente di consigliare “Cose strane” agli amanti dell’horror e del sovrannaturale, perché sono certa che non ne resteranno delusi. E lo consiglio anche a coloro che non sono troppo avvezzi alle raccolte perché lo ritengo un buon inizio per avvicinarsi al genere.

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La libreria di Giulia

LA LIBRERIA DI GIULIA: Nascosto in bella vista

Recensione di “Nascosto in bella vista”


Titolo: Nascosto in bella vista

Autore: Jeffrey Archer

Casa editrice: HarperCollins

Genere: Detective story

Pagine: 371

Prima pubblicazione: 2022

Titolo originale: Hidden in Plain Sight

Gradimento personale: 3/5 ⭐️

Le indagini di William Warwick proseguono in un secondo episodio, dopo Chi nulla rischia. È un vero e proprio seguito delle vicende precedenti, troviamo infatti gli stessi personaggi e l’evoluzione delle medesime dinamiche, quindi per la comprensione della maggior parte del contenuto è necessario aver letto il primo volume. Ho opinioni discordanti a riguardo: se da una parte questo permette di completare e chiarire alcune vicende precedenti, allo stesso tempo avrei preferito una maggiore divisione tra i volumi, che fossero più conclusivi e che ogni romanzo portasse una fase di vita diversa del protagonista, o un nuovo caso sempre seguendo lo stesso filo rosso. È evidente come sia stata privilegiata la dimensione seriale più che il singolo libro, si può notare nei finali aperti, a mio avviso piuttosto fastidiosi, e nel fatto che il singolo volume risulta meno accattivante rispetto all’unione dei due.

Apprezzabile in questo romanzo è la maggiore agilità degli episodi giudiziari, ci sono maggiori colpi di scena e più ingegnose le indagini e le operazioni di polizia. Confermo le impressioni sui personaggi che risultano ancora una volta piuttosto piatti e privi di tratti marcati e identificativi, profondità ed evoluzione.

Nel complesso il romanzo non merita grosse lodi, è sicuramente una lettura piacevole, scorrevole, lineare e semplice, ma che non brilla sotto nessun punto di vista. Da ciò deriva che ci troviamo molto lontani da quelle letture che ci tengono incollati con la curiosità di capire e di scoprire nuovi elementi.

Chiacchiere librose

Alla scoperta del BOOKPRIDE di quest’anno

Come probabilmente si sarà già intuito, sono una fan della lettura e quindi non ho potuto lasciarmi sfuggire l’occasione di andare settimana scorsa al Bookpride di Milano alla ricerca di qualche nuova perla.

La cosa che apprezzo maggiormente delle fiere del libro in generale è proprio la possibilità di poter a scovare tutti quei piccoli editori che, per un motivo o per un altro, non riescono a raggiungere le librerie. E quale occasione migliore della fiera nazionale dell’editoria indipendente per scoprire qualche nuova realtà interessante?

Quest’anno ho acquistato otto libri da sette case editrici differenti e mi sembrava interessante presentare brevemente questi lavori che, a mio avviso, promettono essere tutti letture estremamente affascinanti.


inquietudine e oscurità

Ultimamente sono particolarmente attratta da generi come l’horror, il soprannaturale e il dark, quindi i miei acquisti sono andati spesso e volentieri in questa direzione. Tra tutti i testi addocchiati, uno mi incuriosisce in particolar modo e, infatti, non vedo davvero l’ora di leggerlo; si tratta di “La casa impura”, romanzo dell’autrice giapponese Ono Fuyumi ed edito dalla Atmosphere Libri nel 2021. Un testo che promette essere estremamente particolare quanto angosciante, e dato che io ho il coraggio di un coniglio non vedo l’ora di passare le notti sveglia a causa di questa lettura.

Altro volume che mi ha subito colpita grazie alla sua estetica estremamente curata e accattivante è stato “Una discesa nel Maelstrom” scritto da Edgar Allan Poe e pubblicato dalla Coppola Editore l’anno scorso. Sono sempre stata affascinata da questo autore e quando mi è caduto l’occhio su questa magnifica edizione non ho potuto resistere.

L’ultimo dei libri a “tema inquietudine” è… reggetevi forte per la sorpresa… un romanzo scritto da Louisa May Alcott. Ebbene sì, la nostra autrice di “Piccole donne” ha anche un lato oscuro e ce lo mostra in “Un moderno Mefistofele”, romanzo intenso e provocatorio pubblicato l’anno scorso dalla Black Dog.


Verso il Tibet

Cambiamo completamente atmosfera e immergiamoci nella narrativa di viaggio, in particolar modo verso il Tibet. Questa meta mi ha sempre affascinata ma, a parte il ben noto “Sette anni in Tibet”, non sono mai riuscita a trovare molti testi di narrativa ambientati in questa terra, così appena ho scorto “Il Tibet in tre semplici” allo stand della Prehistorica Editore è scattata la scintilla. L’autore è il francese Pierre Jourde e ciò che più mi ha colpito della sua opera è stata la sua capacità di fondere assieme misticismo, avventura e una generosa dose di ironia.

Le premesse sono estremamente accattivanti e promettono una lettura affascinante e adrenalinica, nella quale non vedo l’ora di gettarmi.


Thriller e mistero

Data la magnifica occasione offertami dal Bookpride, non potevo non rifornirmi dei miei generi preferiti, ovvero il thrille e il mistery. Inizierei col citarvi “La figlia della lupa” romanzo d’esordio di Barbara Aversa pubblicato l’anno scorso da D Editore.

Altro romanzo che promette essere ricolmo di mistero è “Una regata mortale” pubblicato l’anno scorso da Edizioni Le Assassine (un nome, una garanzia). La nazionalità dell’autrice, Editha Aceituna Griffin, non è l’unica cosa spiccatamente inglese in questo giallo che richiama molto le atmosfere di “Downton Abbey”.


Racconti

Ovviamente non potevano mancare le raccolte di racconti, ma mi sono trattenuta e ne ho prese solo un paio di libri (estremamente differenti tra loro). Questa volta ho voluto spaziare e uscire decisamente dalla mia comfort zone con “Psicoporno” una raccolta di storie erotiche scritta a tre mani e pubblicata dalla Buendia Book.

Mentre il volume di chiusura di questo articolo è la raccolta di storie soprannaturali “Il vento nel cespuglio di rose” scritto da M.E. Wilkins Freeman e pubblicato sempre dalla Black Dog (la stessa di “Un moderno mefistofele”).


La libreria di Giulia

LA LIBRERIA DI GIULIA: L’istante largo

Recensione di “L’istante largo”


Titolo: L’istante largo

Autore: Sara Fruner

Casa editrice: Bollati Boringhieri

Genere: narrativa

Pagine: 286

Prima pubblicazione: 2020

Gradimento personale: 5/5 ⭐️

Tutti abbiamo una bomba ad orologeria dentro. […] Forse il ticchettio si zittisce se vivi il momento. Forse sta tutto lì. Vivere il momento. […] La paura del fuoco non deve oscurare la bellezza dei falò.

Il protagonista, un ragazzo di 15 anni, ci descrive la sua vita quotidiana con una “nonna” che non può parlare a causa di un problema alla faringe e che quindi comunica con lui solo tramite dei biglietti speciali, e ci apre la porta alla casa di Rocìo Sanchez, che profuma di pittura, arte, vita e diversità.

La storia narrata ruota attorno al protagonista che cerca di scoprire chi, tra le donne raffigurate nelle fotografie presenti in casa, sia la sua vera madre, perché non sia più con lui e perché la nonna sia così reticente nel dire la verità. L’espediente del “quaderno giallo” su cui la nonna scrive al nipote diventa lo strumento per rivelare, poco alla volta nel romanzo, le storie di tutti i personaggi che ruotano attorno all’insolita coppia di protagonisti, poi anche la storia passata della donna e, sulla conclusione, anche la verità sulla famiglia del ragazzo.

Siamo di fronte a una narrazione eccellente sotto ogni aspetto: l’uso della prima persona ci dà accesso alla vita, ai pensieri e alle emozioni del giovane protagonista; lo stile è semplice ma profondo e d’effetto, infine i personaggi sono completi, vivi, quasi tangibili, costruiti su un passato solido e complesso che dà loro tridimensionalità, e dotati anche di una continua evoluzione, come il loro presente e la loro arte.

La narrazione vi permetterà di entrare in punta di piedi nella vita travagliata di un adolescente alle prese con le mille domande della vita, i primi amori tanto nascosti quanto profondi e la ricerca del suo passato. Poi vi verrà offerto un posto a sedere sul divano del salotto durante una festa con tutti gli amici artisti della nonna e anche un viaggio in pullman di ritorno da scuola fatto di sguardi attenti e cose taciute. Alla fine di tutto ciò, vi assicuro che vorrete solo poter incollare irrimediabilmente le suole delle vostre scarpe al pavimento di quella casa, silenziosa e chiassosa allo stesso tempo, e non andarvene mai.

Considerato sia nel suo complesso che nelle sue particolarità, è senza dubbio un libro che va letto una volta (ma anche due o tre) nella vita e che, una volta concluso, vi pentirete di non avere scoperto prima e capirete com’era grigia la vita prima della lettura di questa storia: Rocìo e Macondo Sanchez si prenderanno, con forza e naturalezza, un pezzetto del vostro cuore e non ve lo restituiranno più. È un romanzo dotato di una bellezza abbagliante e di una luce che riesce a raggiungere anche gli angoli più bui.

E che fine fanno tutte le parole bisbigliate ad un orecchio, […]? Finiscono da qualche parte? Si raccolgono in un posto pieno di tutto quello che avrebbe potuto essere detto o fatto, ma poi non è stato né detto né fatto?

Wrap up

WRAP UP, febbraio 2023

    1. La campana di vetro (miglior libro del mese)

    Autrice: Sylvia Plath

    Casa editrice: Mondadori

    Genere: narrativa autobiografica

    Pagine: 219

    Prima pubblicazione: 1963

    Titolo originale: The bell jar

    Gradimento personale: 5/5 ⭐️

    Recensione

    Vedevo i giorni dell’anno come una lunga fila di scatole bianche luminose, separate l’una dall’altra dall’ombra nera del sonno. Solo che per me la lunga prospettiva di ombre che distinguevano una scatola dalla successiva si era improvvisamente spezzata, e la serie interminabile di giorni mi si apriva davanti abbagliante come un grande viale bianco di desolazione infinita.

    La campana di vetro, pag. 106 – 107

    2. C’è un cadavere in biblioteca

    Autrice: Agatha Christie

    Casa editrice: Mondadori

    Genere: giallo

    Pagine: 177

    Prima pubblicazione: 1942

    Titolo originale: The body in the library

    Gradimento personale: 2,5/5 ⭐️

    Recensione

    La signora Bantry balzò a sedere sul letto. Poteva darsi che il suo sogno avesse preso una strana piega, oppure era realmente entrata nella camera Mary, gridando l’incredibile e fantastica notizia che c’era un cadavere nella biblioteca?

    C’è un cadavere in biblioteca, pag. 8
    La libreria di Giulia

    LA LIBRERIA DI GIULIA: Chi nulla rischia

    Recensione di “Chi nulla rischia”


    Titolo: Chi nulla rischia

    Autore: Jeffrey Archer

    Casa editrice: HarperCollins

    Genere: Detective story

    Pagine: 415

    Prima pubblicazione: 2021

    Titolo originale: Nothing Ventured

    Gradimento personale: 2/5 ⭐️

    E se gli avessi prestato ascolto tu, sapresti che è molto più interessato a rinchiudere i criminali che a escogitare sistemi per aiutarli a farla franca.

    “Questa non è una detective story, questa è la storia di un detective” è l’incipit del romanzo e risulta fedele alla costruzione della trama: William Warwick da quando è bambino vuole essere un detective e con forza di volontà, bravura e colpi di genio riuscirà a diventare un membro importante di Scotland Yard.

    Lo stile e la narrazione non meritano particolari note, risultano nel complesso buoni, scorrevoli e piacevoli. L’unico elemento negativo è che il tutto appare profondamente tiepido: non troviamo grossi colpi di scena, come invece dovrebbe essere in una storia poliziesca. Inoltre è presente, seppur in modo sfocato, una relazione sentimentale che risulta piatta, vuota e accessoria, nonostante invece abbia un ruolo fondante nelle indagini e nella storia del protagonista, di cui si dichiara di voler narrare le vicende in questo volume. Seppur la lettura non è faticosa e le indagini svolte sono apprezzabili, nel complesso il romanzo rimane mediocre.

    Risulta piuttosto pesante la narrazione degli eventi che si svolgono nelle aule dei tribunali, in cui proseguono parallelamente due processi diversi che coinvolgono i protagonisti. La lunghezza di questa parte della storia, le continue interruzioni per passare da un processo all’altro e la scarsa attrattiva della materia giudiziaria, non permettono di apprezzarla a pieno. Inoltre aleggia un sentimento di frustrazione quando i processi disattendono le aspettative, ritengo infatti che la concatenazione di fallimenti in materia investigativa e giudiziaria privino il lettore dell’elemento catartico. Si può riconoscere come questo aspetto sia un ritratto alquanto veritiero di ciò che accade negli ambienti della polizia e della giustizia, perché ovviamente non tutto ha sempre un esito positivo. In questo caso però non si può evitare di essere amareggiati dalla conclusione (o meglio non-conclusione) della storia che catapulta il lettore in un documentario piuttosto che in un romanzo.

    Questo fattore, unito a un inizio piuttosto lento, motivato dalla necessaria introduzione del protagonista, non mettono nella condizione di consigliare la lettura di questo romanzo. L’editoria libraria, al momento, offre di meglio.

    Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

    C’E’ UN CADAVERE IN BIBLIOTECA, Agatha Christie

    Recensione di “C’è un cadavere in biblioteca”


    Autrice: Agatha Christie

    Casa editrice: Mondadori

    Genere: giallo

    Pagine: 177

    Prima pubblicazione: 1942

    Titolo originale: The body in the library

    Gradimento personale: 2,5/5 ⭐️

    La signora Bantry balzò a sedere sul letto. Poteva darsi che il suo sogno avesse preso una strana piega, oppure era realmente entrata nella camera Mary, gridando l’incredibile e fantastica notizia che c’era un cadavere nella biblioteca?

    C’è un cadavere in biblioteca, pag. 8

    “C’è un cadavere in biblioteca” non è un brutto libro, per nulla, ma non si può nemmeno definirlo entusiasmante, almeno per quella che è stata la mia esperienza di lettura. Il sentimento prevalente è stato, riassumendo, quello della noia intervallato, di tanto in tanto, da un briciolo di curiosità.

    Ciò che mi ha impedito di farmi travolgere dalla narrazione è stato lo stile secco, schematico e apatico che si limitava a proporre gli avvenimenti in maniera asciutta e priva di emozioni. Se da un lato capisco questa scelta, ovvero quella di riproporre la storia nel modo più oggettivo e analitico possibile, dall’altro non lo condivido per nulla. Questa penna, così precisa e quasi cinica, sorvolava sugli eventi togliendo numerose sfumature a una storia che, alla fine dei conti, è risultata estremamente piatta; aspetto che più ha patito di ciò sono stati i personaggi.

    Leggere questo libro, per me, è stato come sentire i pettegolezzi riguardanti gli amici degli amici: un po’ di curiosità c’è certamente, ma il sentimento preponderante è l’indifferenza nei confronti di quelli che, alla fine, sono soltanto nomi lontani che nulla significano per noi.

    Penso che questa possa essere una lettura adatta ai fan dei gialli più analitici, ma non a chi cerca altre emozioni o sfumature oltre al giallo.

    La libreria di Giulia

    LA LIBRERIA DI GIULIA: La casa sul mare celeste

    Recensione di “La casa sul mare celeste”


    Titolo: La casa sul mare celeste

    Autore: TJ Klune

    Casa editrice: Mondadori

    Genere: fantasy

    Pagine: 348

    Prima pubblicazione: 2021

    Titolo originale: The House in the Cerulean Sea

    Gradimento personale: 5/5 ⭐️

    Molto spesso le cose che temiamo di più sono quelle che dovremmo temere di meno. È irrazionale, ma è ciò che ci rende umani. E una volta che siamo in grado di combattere quelle paure, non c’è nulla che non possiamo fare.

    Supponiamo di vivere in un mondo esattamente uguale al nostro, con la sola differenza della presenza di creature magiche, di orfanotrofi a loro dedicati e a un dipartimento della magia che li gestisce, o meglio, si occupa che tutto sia rispettoso delle regole stabilite da un gigantesco tomo di regolamenti. Infine, aggiungiamo anche un’assistente sociale, incredibilmente professionale e ligio alle regole, che un giorno apre gli occhi e capisce di vivere in un mondo grigio e piovoso, che si sta perdendo la bellezza dei colori e il calore del sole. Ecco che abbiamo la nostra storia.

    Ci troviamo tra le mani una narrazione eccellente, coerente e completa, presentata in modo semplice ed efficace, che dà spazio alle peculiarità e alle unicità di ogni personaggio. Quanto a quest’ultimi, vi faranno lentamente ma irrimediabilmente innamorare di loro: lo strambo gruppo di bambini, il direttore Arthur, Linus e la sua gatta Calliope vi conquisteranno con la loro dolcezza e semplicità. Questa storia permette di ricordare che la bellezza del mondo sta tutta negli occhi di chi lo guarda.

    È una lettura per tutti, nel senso più inclusivo del termine, per giovani, adulti, amanti del fantasy o, come me, non grandi appassionati del genere, ma nonostante ciò ho apprezzato moltissimo la storia, che risulta fresca, divertente e leggera, ma allo stesso tempo profonda e toccante; anche l’elemento fantastico non è prepotente ma di sfondo, quasi come se fosse la normalità.

    Devo mettere in guardia i futuri lettori: questo romanzo vi scalderà il cuore, le pagine scivoleranno velocemente tra le vostre mani, nel tempo di un sospiro lo avrete già finito e starete fissando in adorazione il volume chiuso, con le voci e le parole dei personaggi che ancora riecheggiano nelle vostre orecchie.

    Dobbiamo dedicare del tempo anche alle cose che ci piacciono […] altrimenti dimentichiamo come si fa ad essere felici.

    Autobiografia, Narrativa, Narrativa biografica, Recensioni del Gatto in Libreria

    LA CAMPANA DI VETRO, Sylvia Plath

    Recensione di “La campana di vetro”


    Autrice: Sylvia Plath

    Casa editrice: Mondadori

    Genere: narrativa autobiografica

    Pagine: 219

    Prima pubblicazione: 1963

    Titolo originale: The bell jar

    Gradimento personale: 5/5 ⭐️

    «Lo sai che cos’è una poesia, Esther?».

    «No, che cos’è?» dicevo io.

    «Polvere.»

    Poi, mentre lui sorrideva, cominciando a tirare fuori quella sua aria di superiorità, io dicevo: «Anche i cadaveri che tagliuzzi tu. Anche la gente che credi di curare: polvere sono, polvere, nient’altro che polvere. E una vera poesia dura molto ma molto più a lungo di cento dei tuoi pazienti messi insieme.»

    La campana di vetro, pag. 48

    “La campana di vetro” è uno di quei romanzi dolorosi quanto essenziali, strazianti quanto bellissimi. Leggere queste pagine è infilarsi, parola dopo parola, uno stiletto nel cuore.

    Lo stile di Plath è estremamente delicato, affascinante, poetico e in vivo contrasto con la tematica che racconta, ovvero il suo ricovero all’ospedale psichiatrico in seguito a un tentato suicidio. Seppur certi aspetti di questa storia siano romanzati, le vicende narrate sono accadute realmente all’autrice e questo conferisce ulteriore potenza a un libro che, anche senza questa chiave di lettura, riesce ad affrontare con cinica precisione le tenebre della psiche umana.

    Vedevo i giorni dell’anno come una lunga fila di scatole bianche luminose, separate l’una dall’altra dall’ombra nera del sonno. Solo che per me la lunga prospettiva di ombre che distinguevano una scatola dalla successiva si era improvvisamente spezzata, e la serie interminabile di giorni mi si apriva davanti abbagliante come un grande viale bianco di desolazione infinita.

    La campana di vetro, pag. 106 – 107

    “La campana di vetro” è un romanzo che affonda nelle tenebre e che, dal profondo di esse, descrive tutto ciò che è possibile percepire e intravvedere riuscendo a raccontare (ma di certo non a spiegare) come sia soffire di disturbo depressivo. Incantevole ed efficace è anche la stessa metafora di questa condizione che da anche il titolo all’intero romanzo.

    Mi abbandonai all’indietro sul sedile di felpa grigia e chiusi gli occhi. L’aria della campana di vetro mi premeva intorno come bambagia e io non avevo la forza di muovermi.

    La campana di vetro, pag. 153
    La libreria di Giulia

    LA LIBRERIA DI GIULIA: Dove sei, mondo bello

    Recensione di “Dove sei, mondo bello”


    Titolo: Dove sei, mondo bello

    Autore: Sally Rooney

    Casa editrice: Einaudi

    Genere: narrativa

    Pagine: 321

    Prima pubblicazione: 2021

    Titolo originale: Beautiful World, Where Are You

    Gradimento personale: 4/5 ⭐️

    “È sempre meglio amare qualcosa che non amare affatto, amare qualcuno che nessuno, e io sono qui, vivo nel mondo, e neanche per un attimo desidero il contrario. Non trovi che a suo modo sia un dono speciale, una benedizione, qualcosa di molto importante?”

    Quattro ragazzi sono i protagonisti del romanzo: Alice, Felix, Eileen, Simon. Quattro ragazzi molto simili ma anche molto diversi, sicuramente molto criptici, quasi complementari e necessari l’uno agli altri. È una storia di relazioni, nuove, vecchie e ritrovate, di rapporti umani veri e difficili, fatti di cose non dette, sentimenti forti, rancori non risolti, fragilità e voglia di essere la migliore versione di sé.

    La narrazione è costruita su più livelli, tre nello specifico: la vita presente di Alice, quella di Eileen e la loro fitta corrispondenza tramite mail. Questa strategia permette di dare vivacità e scorrevolezza al libro. La corrispondenza tra le due amiche risulta, in alcuni passaggi, troppo riflessiva e poco coerente con l’idea che ci si costruisce dei personaggi; d’altra parte si può però comprendere come il contesto della “lettera” permetta in realtà molte divagazioni e riflessioni casuali e quotidiane. Ho trovato però che gli argomenti trattati, seppur apprezzabili dal punto di vista del loro valore attuale, sociale e morale in alcuni sensi, siano a tratti pesanti e in larga parte evitabili. Questo spazio, dalle sfumature più intime e confidenziali, poteva certamente essere usato in modo differente.

    Anche lo stile merita qualche osservazione: è decisamente un tipo di scrittura molto particolare, che salta subito all’occhio dalle prime pagine data anche solo la mancanza dei segni introduttivi dei dialoghi; seppur questa particolarità risulti originale e non impedisca in nessun modo la lettura, l’impressione generale è che comporti un livellamento emotivo dei personaggi.

    È evidente già dalle prime pagine come i quattro protagonisti non siano modelli di vita da seguire, per gran parte della storia sembrano farsi vivere dagli eventi piuttosto che rimboccarsi le maniche e assumere un ruolo attivo nella loro vita.  Le dinamiche evolveranno notevolmente nel momento in cui scopriranno come il dialogo sincero e trasparente sia la chiave per risolvere tutti i dissapori e liberarsi dalle catene delle cose non dette.

    Ci troviamo di fronte a un romanzo che ci propone la verità dei rapporti umani e delle fasi della vita, che possono essere delicate soprattutto quando si arriva ai trent’anni e ci si interroga sul proprio lavoro, sulle amicizie, sulla famiglia e sull’amore. È esattamente in ciò che sta la su bellezza e particolarità, è apprezzabile la volontà di rendere i protagonisti autentici, come se fossero nostri amici o conoscenti.

    È una storia bella, reale, che racconta la fragilità ma anche la forza che ci viene richiesta per affrontare noi stessi e le nostre relazioni. È un romanzo che celebra la bellezza di essere al mondo.