Giallo/mistero, Recensioni del Gatto in Libreria

PISTA NERA, Antonio Manzini

Recensione di “Pista nera”


Autore: Antonio Manzini

Casa editrice: Sellerio editore Palermo

Genere: giallo

Pagine: 273

Prima pubblicazione: 2013

Titolo originale: Pista nera

Gradimento personale: 3,5/5 ⭐

Stava quasi per metterci gli scarponi sopra, quando finalmente la vide per quello che era: una chiazza di sangue rosso, amalgamato al manto candido della neve. Era enorme e a meno che non avesse investito un pollaio intero, per una sola bestia quel sangue era esagerato. Aggirò la macchina fino ad arrivare al punto dove il rosso era più intenso, quasi lucido. Si abbassò, guardò meglio.

E vide.

Scappò di corsa, ma non riuscì a raggiungere il bosco. Vomitò direttamente sulla scorciatoia del Crest.

Pista nera, pag. 17

Amadeo Gunelli è un gattista: il suo lavoro è manovrare un macchinario pesante, una sorta di carrarmato su neve, su e giù per le piste da sci per livellarle. Tutto precede come al solito, fino a quando Amadeo non passa distrattamente sopra a un insolito ammasso di neve. Peccato che, proprio sotto quello strato di neve, ci fosse il corpo di Leone Miccichè che verrà completamente sventrato dal mezzo.

Cosa ci faceva Leone semi-sepolto dalla neve, la sera tardi, in una scorciatoia utilizzata solo dai gattisti? Omicidio o sfortunato incidente? E se è omicidio, chi è il colpevole? Sono queste le domande a cui dovrà rispondere il protagonista di “Pista nera”, il vicequestore Rocco Schiavone.

La prima metà del romanzo risulta abbastanza lenta, vengono introdotte le misteriose dinamiche della morte di Leone e, soprattutto, ci vengono presentati diversi personaggi. In particolar modo, viene dedicato largo spazio alla figura di Rocco schiavone, una figura estremamente controversa: essendo l’ingranaggio centrale della narrazione, il tutto girava attorno a lui e al suo caratterraccio.

Il rapporto che ho sviluppato col personaggio di Rocco è stato di odio-amore. Per tutta la prima metà del romanzo non l’ho gradito eccessivamente poi, quando il focus si è spostato definitivamente dal vicequestore all’investigazione, lì ho iniziato ad apprezzarne di più certi aspetti e certe sfumature che prima erano rimaste nascoste. In sintesi mi sento di dire che Rocco Schiavone è uno di quei personaggi che piacciono solo se presi a piccole dosi.

La narrazione procede in maniera abbastanza lineare per quasi tutta la vicenda, gli ultimi capitoli risultano essere quelli più adrenalinici, ricchi di azione e mistero: decisamente quelli che ho apprezzato maggiormente. Altro aspetto che ho apprezzato moltissimo sono state le varie descrizioni ambientali che emergono qua e là.

Gli sciatori se n’erano andati e il sole, appena sparito dietro le cime rocciose grigio azzurre dove s’era impigliata qualche nuvola, colorava la neve rosa. La luna aspettava il buio per poter illuminare tutta la valle fino al mattino successivo. Gli sciatori se n’erano andati e il sole, appena sparito dietro le cime rocciose grigio azzurre dove s’era impigliata qualche nuvola, colorava la neve rosa. La luna aspettava il buio per poter illuminare tutta la valle fino al mattino successivo. Gli impianti di risalita erano fermi e gli chalet in quota avevano spento le luci. Si sentiva solo il brontolio dei motori dei gatti che andavano su e giù per risistemare il fondo delle piste da sci scavate tra boschi e rocce sulle costole delle montagne.

Pista nera, pag. 11

In generale come romanzo mi è piaciuto e l’ho trovata una lettura interessante, ma non abbastanza da spingermi a continuare la serie di Rocco Schiavone.