Recensione di “Seta”

Prima pubblicazione: 1996
Autore: Alessandro Baricco
Illustrazioni: Rébecca Dautremer
Genere: narrativa contemporanea italiana
Pagine: 202
Casa editrice: Feltrinelli
Gradimento personale: 3,5/5 ⭐️
– E dove sarebbe questo Giappone?
– Sempre dritto di là. Fino alla fine del mondo.
Seta, pag. 46
In questo libro la narrazione è lineare quanto frastagliata: fondata sui non detti, sulle ripetizioni e supportata da una serie di magnifiche illustrazioni che mi hanno davvero affascinata. Lo stile è semplice, lineare, immediato, con qualche rara libertà presa nella punteggiatura (soprattutto nell’utilizzo dei due punti).
“Seta” è una breve storia d’amore che di romantico non ha nulla, è asciutta e arida esattamente come il suo protagonista che comprende i suoi sentimenti ma senza riuscire ad assimilarli completamente o a manifestarli.
Allora cos’ha di particolare questo libro? “Seta”, almeno per come l’ho interpretato io, è un testo volutamente manchevole, soprattutto nei rapporti fra personaggi. Leggere questo libro è come salire una lunga scalinata dove mancano dei gradini: sai la direzione che stai prendendo, capisci il senso complessivo del libro, ma per arrivare alla destinazione devi saltare, ci devi mettere del tuo per riempire i buchi lasciati lungo il percorso.
Era d’altronde uno di quegli uomini che amano assistere alla propria vita, ritenendo impropria qualsiasi ambizione a viverla. Si sarà notato che essi osservano il loro destino nel modo in cui, i più, sono soliti osservare una giornata di pioggia.
Seta, pag. 19
Credo che questa citazione sia la chiave di lettura perfetta per comprendere l’intero romanzo: il protagonista non vive la sua vita, passa da una relazione non vissuta all’altra. Prima sposato con una donna che non è mai riuscito ad amare davvero. Poi innamorato, e ricambiato, da una donna con cui non ha mai parlato. Tutto è mancanza, tutto è vuoto, tutto è una lunga scalitana a cui sono stati rimossi molti gradini.
