Recensione di “La casa delle voci”

Autore: Donato Carrisi
Genere: thriller psicologico
Pagine: 397
Casa editrice: TEA
Prima pubblicazione: 2019
Gradimento personale: ⭐️⭐️⭐️⭐️,5/5
Dentro quell’adulta c’è una bambina che ha solo voglia di parlare: qualcuno dovrebbe entrare in contatto con lei e ascoltarla.
La casa delle voci, pag. 47
Penso che Donato Carrisi sia uno degli autori più difficili da recensire perché parlare liberamente dei suoi libri è quasi impossibile, il rischio di fare spoiler è troppo alto. Praticamente ogni capitolo custodisce un colpo di scena, il ritmo è incalzante, la lettura scivola via rapida, curiosità e voglia di sapere diventano intollerabili.
Dopo la delusione avuta con “Il gioco del suggeritore” (quarto capitolo del ciclo di Mila Vasquez) sono felice di aver ritrovato Carrisi così come lo ricordavo: inquietante, accattivante, sorprendente… insomma, una droga legalizzata.
Il libro ruota attorno a Pietro Gerber, l’addormentatore di bambini, e ad Hanna Hall, una misteriosa donna con un passato travagliato. Il rapporto tra i due diventerà sempre più ambiguo, sempre più invadente, fino a farci sospettare che sia tutto solo un incubo proiettato nella mente di Pietro. Questo in estrema sintesi, non mi azzardo a dire di più.
Sebbene abbia adorato questo romanzo, devo confessare che la sua conclusione ha lasciato molti elementi (forse volontarimente, forse no) in sospeso: certi interrogativi sono stati lasciati aperti, come fossero stati dimenticati man mano che le vicende proseguivano. Da un lato comprendo questa scelta, ma d’altra tutti questi elementi irrisolti hanno smorzato la potenza del finale, sotto certi aspetti. E anche qui resto molto sul generico per non anticipare nulla.
In conclusione direi che questo romanzo mi è piaciuto davvero moltissimo, nonostante certe scelte non le abbia apprezzate, e lo consiglio assolutamente a tutti i fan del thriller e del thriller psicologico.
